"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Stagioni 2014 – 28 immagini x 4 stagioni

Stagioni 2014 – 28 immagini x 4 stagioni

© Guido Benedetti 2014

Con l’estate 2013 ho rispolverato una mia vecchia passione: la fotografia.

Ho superato l’avversione per il mondo digitale e ho acquistato una nuova fotocamera Nikon – in sostituzione della mia vecchia analogica F301 (che conservo gelosamente) – scoprendo di conseguenza un “nuovo mondo” molto diverso e, in un certo senso, molto più vasto rispetto a quello legato alla fotografia tradizionale su negativo o alla pellicola invertibile.

Se nel 2013 ho raccontato, in modo molto istintivo, con la fotografia alcune occasioni di festa familiare e colto “al volo” altre immagini particolari, nel 2014 ho “esplorato” consapevolmente il mondo della fotografia mediante – innanzitutto – alcuni fondamentali momenti di formazione e – poi – andando alla ricerca di situazioni e immagini meritevoli di essere fissate sulla “pellicola digitale” e per le quali tentare di applicare quanto imparato.

Nasce così, tra gli altri, il progetto STAGIONI 2014 in cui accanto ad immagini colte durante normali passeggiate o uscite fotografiche, in cui comunque la composizione inizia ad assumere una parte importante, vi sono altri “scatti” pensati e pre-visualizzati nella mia mente per i quali sia il momento del click che il contenuto dell’immagine sono frutto di una pianificazione preventiva.

Si parte, infatti, da alcune immagini dei primi mesi invernali del 2014 (che rimarranno nella memoria per le grandi nevicate in quota) per poi passare ad alcune immagini primaverili nelle quali appare in modo chiaro la ricerca dell’oggetto (è il caso ad esempio di “Tramonto a Montalbano” o “Colline Trentine” immagine scattata per il concorso “Lost in Trentino” piuttosto che l’ “Aurora a Tagliata di Cervia”).

In estate è poi proseguita la ricerca di altri momenti particolari (p.e. l’Alba del 21 giugno con il sole che fa capolino dietro le antenne del monte Finonchio o il Bagno marino in notturna) unitamente all’utilizzo di un nuovo grandangolo che ha permesso un cambio di prospettiva rispetto alle foto precedenti.

L’anno si è poi concluso con l’Autunno che mi ha visto partecipare ad un ottimo corso di fotografia durante il quale ho sviluppato i primi progetti a tema (“Autunno” e “Venezia”) che hanno contribuito in modo consistente alla selezione di immagini presenti in questa esposizione.

VAL DI RABBI | Identità, luoghi e natura

immagini di Guido BENEDETTI | Luca CHISTÈ | Mattia DORI
a cura di Alessandro Franceschini

Proseguendo nella propria tradizione iconografica, volta a creare una collana di immagini su alcuni dei più intriganti territori turistici del Trentino, la Borsa Internazionale del Turismo Montano, avvalendosi del contributo dei tre fotografi trentini già impegnati lo scorso anno nel lavoro d’investigazione fotografica sul Monte Bondone e, negli anni precedenti, con le ricerche condotte sulla Valle del Vanoi e Marilleva con Luca Chistè, volge ora il proprio sguardo ad una valle le cui peculiarità ambientali, naturalistiche e paesaggistiche, sono uniche.

La Val di Rabbi, laterale alla Valle di Sole, con disposizione Nord-Sud e interamente percorsa dal torrente Rabbies, presenta una classica conformazione a V, con ripidi fianchi boscosi e rocciosi, prateria sul fondovalle, interessata nel tempo da varie conoidi alluvionali e canaloni di valanga, testimonianze dell’impatto che la natura esercita sul territorio.

Scelta dalla BITM quale luogo ideale per intercettare quel bisogno di sostenibilità, quiete e intimistico isolamento (qui inteso in un’accezione positiva del termine) derivante dall’epoca post Covid19, la Val di Rabbi, con la sua particolare configurazione morfologica, rappresenta un importante punto di riferimento per ripensare ad una nuova progettualità turistica, pienamente coerente con le emergenti istanze storico/sociali.

È su questi fondanti tratti identitari della Val di Rabbi, che ai tre fotografi è stato chiesto di indagare il territorio, attraverso una lettura che sia il più stratificata possibile e coerente con le loro specifiche identità contenutistiche e calligrafiche.

Per questo nuovo e sfidante lavoro monografico di BITM, le aree tematiche previste sono le seguenti:

  • quella legate alla tradizione e all’impiego di specifici materiali nelle diverse identità abitative, in grado di restituire le competenze progettuali e costruttive delle genti della Val di Rabbi, sono l’oggetto del lavoro di Guido Benedetti;
  • la lettura del paesaggio, la dimensione antropica e architettonica, comprendente anche alcune incursioni visive legate al turismo, sono l’area di investigazione tematica di Luca Chistè;
  • la dimensione più propriamente naturalistico/faunistica, soprattutto nel paesaggio in quarta e all’interno del Parco dello Stelvio, invece, è la chiave di lettura offerta dal fotografo naturalista Mattia Dori.

Le 45 immagini che compongo il tessuto della rassegna, interamente in catalogo, arricchito con ulteriori immagini di approfondimento, sono state stampate in grande formato e con tecnica fineart.

MORI | vie di paesaggio | ©2020-23

viaggio a km 0 sulle vie di passaggio a Mori: la via Imperiale, la Statale 240 e la Bretella

“MORI | vie di paesaggio” nasce in piena pandemia COVID-19 quando ad aprile 2020 l’Italia si fermò e quasi tutti noi dovemmo rimanere chiusi in casa con l’unica possibilità di uscire solo per brevi passeggiate e facendo attenzione a non allontanarsi troppo dalla propria abitazione.

Poco prima di quel periodo, accompagnato ancora dagli appunti e dagli studi del geografo Alessandro Cucagna, ero impegnato in una nuova puntata dedicata al nostro territorio: in particolare stavo realizzando un lavoro di rilievo fotografico dedicato alla valle di Terragnolo, una porzione delle più ampie valli del Leno, territorio situato in sinistra orografica del fiume Adige in prossimità della città di Rovereto. Il lavoro di ricerca subì inevitabilmente uno stop dopo l’ultima uscita del 7 marzo 2020 svolta già in “odore” di pandemia.

Nei giorni successivi la sensazione forte era di essere sospesi nel tempo liberi, dopo l’attività lavorativa svolta in smart-working, dalle altre mille incombenze giornaliere.

Dopo aver seguito la presentazione su youtube di un lavoro fotografico di Marco Introini dedicato all’attraversamento fotografico della città di Padova e aver ricordato il metodo di lavoro di Gabriele Basilico (che molte volte aveva dichiarato che nella maggior parte dei casi i suoi lavori seguivano un ben definito percorso geografico di lettura della città), avviai una ricerca dedicata alla storica via di attraversamento della borgata di Mori: l’elegante “via Imperiale”.

Fu così che, dopo aver preso in prestito da Gianmario Baldi –  già catalizzatore, assieme a Luca Chistè, della nascita del mio progetto “GARDUMO 77.78 | 17.18” dedicato alla valle di Gresta –  una copia del progetto di massima del Piano Regolatore di Mori Borgata predisposto per la ricostruzione della città di Mori dopo la grande guerra, iniziai – anche se solo a tavolino –  lo studio relativo allo sviluppo della città, e quindi delle modifiche registrate nel suo tessuto urbanistico, dopo la grande guerra.

Le ricerche sono poi state integrate con le informazioni desumibili dalle mappe storiche riguardanti la cittadina di Mori e dall’analisi della situazione registrata nelle mappe catastali risalenti all’impianto dello stesso (circa 1850). Predisposi così un primo piano di lavoro che riguardava le strade e gli edifici esistenti (o non più esistenti) lungo la storica via di attraversamento che univa la frazione di Ravazzone con quella di Mori Vecchio.

A questo primo piano di lavoro, avviato concretamente con le prime uscite fotografiche nel mese di maggio 2020, ho poi aggiunto la precisa volontà di registrare le modificazioni anche delle altre due grandi strade di attraversamento che nel corso degli anni avevano sostituito la storica via Imperiale nella funzione di collegamento tra la Vallagarina e l’alto Garda: si trattava della strada statale 240 (chiamata “el stradom” dai moriani) e della circonvallazione (gran parte in galleria) che ha sostituito a sua volta la strada statale.

Fu così che iniziai (zaino fotografico in spalla e, molte volte, a cavallo della mia bicicletta) a percorre prima l’asse storico ricordato in alcuni testi come “via Imperiale”, poi la più recente “strada statale” realizzata anche sul sedime della storica ferrovia Mori-Arco-Riva e infine la nuova circonvallazione di Mori con le sue due buie gallerie.

Il contesto registrato nelle immagini raccolte, che documentano e, al contempo, interpretano lo spazio urbano fotografato, si è rilevato molto diverso lungo i tre diversi assi stradali: se lungo la vecchia ed elegante via Imperiale gli edifici si rivelano in stretto rapporto con la viabilità di attraversamento e con gli spazi pubblici esistenti (piazze o slarghi esistenti) ciò non avviene lungo la più recente viabilità statale dalla quale sembra che gli edifici vogliano, al contrario, allontanarsi. Ecco di conseguenza la presenza di giardini e di spazi privati (molte volte invasi da automobili in sosta) che allontanano la strada dagli edifici delimitati, normalmente, con alte recinzioni e/o siepi compatte.

Con la successiva costruzione della circonvallazione di tipo autostradale nei primi anni 2000 il processo di allontanamento della strada dalle abitazioni è stato definitivamente portato a compimento mediante l’interramento di gran parte del suo tracciato: la strada, con il suo viadotto e le due lunghe gallerie, rappresenta un elemento completamente avulso dal contesto cittadino mantenendo esclusivamente una funzione di tipo trasportistico. Ciò nonostante con le mie “prese” ho voluto dare la giusta dignità di paesaggio anche a questa strada.

2020-2021 © Guido Benedetti

Una valle a 360°

Il concorso “Una valle a 360°” è stato indetto con l’obiettivo di stimolare una conoscenza più approfondita del territorio della valle, capace di osservare questo luogo per la sua bellezza e significatività storica, ma anche per i suoi punti di vulnerabilità e fragilità.

TERRAGNOLO – San Nicolò e Fontanelle – 19 ottobre 2019

San Nicolò. E’ un piccolo villaggio di pendio, sollevato di qualche decina di metri rispetto all’alveo torrentizio… Un tempo arrivava qui la strada da Noriglio , per continuare diretta a Fontanelle, Valduga e Piazza.

Alessandro Cucagna: 19 ottobre 1979

    SGUARDI SUL MONTE BONDONE | Un’indagine fotografica tra nuove residenzialità, turismo e natura | ©2019

    immagini di Guido BENEDETTI | Luca CHISTÈ | Mattia DORI
    a cura di Alessandro Franceschini

    La “riconquista” insediativa. Verso un nuovo modello di abitare. Se un tempo il Bondone era luogo di frequentazione dei “bondoneri”, ossia persone che in questo contesto avevano prevalentemente riposto le loro risorse per erigere una “seconda” casa, ad uso prevalentemente turistico o per lo sci, oggi, molte persone, in accordo a nuovi paradigmi esistenziali, marcatamente “green-oriented” o semplicemente ispirati dall’idea di vivere un’esistenza avulsa dalla frenesia quotidiana, scelgono di trasferirsi in Bondone non per finalità ludico-sportive, ma per viverci tutto l’anno. Soprattutto la “parte bassa” del Bondone, a partire dalla zona di Candriai, divengono luoghi per una nuova – e stabile – residenza, talvolta immaginata a stretto ridosso degli habitat più naturalistici e selvatici della parte boschiva. Il lavoro fotografico di Guido Benedetti, muovendo da queste nuove istanze, descrive e di rende visivamente conto di queste sopravvenute “identità urbane”, che rappresentano una interessante rifunzionalizzazione dello spazio antropico del Bondone e una “riconquista” di un territorio apparentemente dismesso da tempo.

    #GARDUMO 77.78 | 17.18

    GARDUMO 77.78 | 17.18

    Un racconto in 40 immagini a 40 anni dagli scritti di Alessandro Cucagna

    © Guido Benedetti 2017-2018

    Il geografo Alessandro Cucagna effettuò, fra il novembre del 1977 e il novembre dell’anno successivo, alcune escursioni in Val di Gresta durante le quali annotò i propri appunti su un diario di campagna che poi rielaborò in uno scritto più organico.

    Nei due scritti, raccolti da Gianmario Baldi ed editi a cura del Museo Civico di Rovereto nel documento “La valle di Gresta descritta da Alessandro Cucagna (1915-1985)”, traspare la passione del geografo abituato a leggere e a ricostruire il paesaggio avvalendosi non solo della conoscenza diretta ma anche delle testimonianze raccolte da persone del luogo, delle informazioni fornite dalle antiche carte geografiche – di cui era uno dei massimi conoscitori – ed infine della letteratura.

    Le note scritte del dottor Cucagna testimoniano il suo specifico interesse per il paesaggio in tutte le sue componenti, dalla geologia alla vegetazione spontanea, al risultato del continuo lavoro dell’uomo che ha modellato il territorio sulla base delle proprie esigenze e di quelle, in particolare, dell’agricoltura di montagna.

    Nel descrivere il paesaggio agrario il geografo è inoltre attento a cogliere alcune contraddizioni sintomo della crisi che all’epoca colpiva non solo la Valle di Gresta, ma anche tutte le aree montane che in molti consideravano “minori”.

    Durante l’estate del 2017 ho riletto i due scritti e sono stato trasportato, dal modo particolare usato per la descrizione del territorio e dalle “immagini” che via via si materializzavano nel mia mente, a spasso per le vecchie “carrarecce” riscoprendo, in questo modo, la Val di Gresta: una valle che, pur frequentata fin da bambino, non conoscevo e non avevo mai osservato con attenzione forse perché, inconsciamente, la consideravo anch’io un territorio “minore”.

    Mi sono così ritrovato, a 40 anni di distanza (da novembre 2017 ad aprile 2018), sulle strade e sui luoghi già descritti da Cucagna, alla ricerca delle emozioni che la lettura dei suoi appunti mi aveva suscitato cercando di cogliere quei particolari del territorio in grado di rendere tangibili e visibili tali emozioni e suggestioni.

    La ricerca è stata impostata, fin dall’inizio, con una prospettiva di interpretazione unitaria per valorizzare l’intero ambito della valle e sottolineare l’importanza di una visione globale del territorio evitando qualsiasi divisione, compresa quella amministrativa tra i due comuni di Ronzo-Chienis e Mori.

    L’indagine è costituita da 40 immagini a colori, stampate con tecnica fineart che saranno prossimamente raccolte anche in un libro/catalogo che proporrà, in accompagnamento ad esse, alcuni testi tratti dall’originario lavoro di Alessandro Cucagna.

    Ottobre 2018 – Guido Benedetti

    www.guidobenedetti.it

    Riflessioni

    Vie di comunicazione vecchie e nuove: alcune riflessioni tra Autostrada del Brennero, Strada Statale 240 di Loppio e Val di Ledro, Fiume Adige e Pista ciclabile della Val d’Adige nei comuni di Rovereto e Mori (TN)

    Portfolio presentato in occasione del concorso fotografico “Paesaggio costruito in movimento, 50 anni di Autostrada del Brennero – Uomo, natura, tecnica: l’era della mobilità”