"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Ascoltarli è fare scuola

“Nessun convegno, nessun incontro riuscirà mai a raccontare l’anima di un luogo come un drappello di anziani invitati a ricordare davanti alla scia di memoria lasciata da una lontana fotografia.

Ascoltarli è fare scuola: di urbanistica, di buon senso, di religione e di poesia.”

Emiliano Cribari in “Autoritratto della nostalgia”

Un breve canto familiare accompagnato dalla pioggia

Durante un furioso scroscio d’acqua …

“Gridai al gondoliere di cercare velocemente un riparo, cosicché rapidissimamente tornammo indietro lungo il medesimo canale, fino a raggiungere il ponte più vicino.

Facemmo sosta, nella oscurità più completa, sotto l’arcata del ponte, bassa nonostante l’accentuata volta. L’ampiezza del ponte corrispondeva esattamente alla lunghezza della gondola, dove me ne stavo comodamente seduto al centro, accanto a me il gondoliere che tratteneva l’imbarcazione contro il muro; di qua e di là il rovescio temporalesco.

Trascorsero così alcuni minuti di tranquillità, poi arrivò una seconda gondola in cerca di riparo e si piazzò accanto alla nostra; poco dopo se ne aggiunse una terza anch’essa in rapida fuga. Le tre gondole occupavano completamente quel piccolo spazio coperto dalla volta del ponte.

Era impossibile vedersi in quell’oscurità, tuttavia di lì a poco, da singole esclamazioni e battute sulla nostra buffa situazione, nacque una conversazione collettiva. Le tre gondole sembravano sospese sotto il ponticello come uccelli in volo; da una gondola all’altra, nell’oscurità, fluttuavano parole e risposte confidenziali – un quarto d’ora di chiacchiere immerso in una strana atmosfera fiabesca, piena di mistero e di letizia al contempo, che ho conservato nella memoria come un breve canto familiare accompagnato dalla pioggia.”

Herman Hesse in “Vedere l’Italia”

Lezione di vita

“La fotografia insegna che basta cambiare punto di vista affinché “tutto” possa essere bello: basta girare intorno al soggetto, abbassarsi, rialzarsi…

È una lezione di vita. La fotografia di cui mi nutro insegna soprattutto a non giudicare; ad aspettare e sperare.”

Emiliano Cribari in “Autoritratto della nostalgia”

Rendere visibile ciò che non lo è

“Quando fotografo un edificio illuminato dal sole e davanti c’è un’imponente ombra nera, questa fa capire che c’è un altro edificio alle mie spalle. Un edificio che non si vede, ma che è altrettanto concreto e presente quanto quello inquadrato.

Questi elementi insieme – la luce, le ombre, il controluce – consentono di rilevare e “leggere” le modificazioni dello spazio, di capire meglio la realtà, anche quella che, pur non essendo visibile, tuttavia c’è, esiste ed è presente, e che è resa visibile nella sua completezza, non solo dalla sua apparenza visiva, dalla luce e dall’ombra.”

Gabriele Basilico in “Architetture, città, visioni”

La cucina

“Io vedo la cucina come quel luogo, un po’ misterioso, dove in realtà si preparano gli ingredienti per una specie di sacra rappresentazione, per un rituale che si ripete ogni giorno e che riguarda la continuazione e insieme il consumo dell’esistenza, che riguarda la continua rinascita dell’esistenza e insieme la continua conferma della sua precarietà, provvisorietà.”

Ettore Sottsass in “Di chi sono le case vuote?”

I muri sono anche…

“I muri sono anche pagine dove la gente scrive quello che ha bisogno di comunicare o anche soltanto quello che ha bisogno di sfogare: insulti, dichiarazioni d’amore, minacce di morte, preghiere, memorie, liste di nomi, firme, esclamazioni politiche, bestemmie, dichiarazioni erotiche o anche soltanto segni che servono per sfregiare la tracotanza del muro.

I muri possono essere pagine bianche, aperte, ma sono anche perimetri di prigioni.”

Ettore Sottsass in “Di chi sono le case vuote?