"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

“essere nel giusto è troppo poco”

«Chi agisce bene nella storia, – provò a concludere, – anche se il mondo è il “Cottolengo”, è nel giusto.» E aggiunse in fretta: «Certo, essere nel giusto è troppo poco».

Amerigo in “La giornata di uno scrutatore” di Italo Calvino

Il rovescio del sublime

“C’è una cosa che mi sembra di cominciare a capire, qui a Kyoto: attraverso i giardini, più che attraverso i templi e i palazzi. La costruzione d’una natura padroneggiabile dalla mente perché la mente possa ricevere a sua volta ritmo e proporzione dalla natura: così potrebbe definirsi l’intento che ha portato a comporre questi giardini.
Tutto qui deve sembrare spontaneo e per questo tutto è calcolato: i rapporti tra i colori delle foglie nelle varie stagioni, tra le masse di vegetazione secondo il loro diverso tempo di crescita, le irregolarità armoniose, i sentieri che salgono e scendono, gli specchi d’acqua, i ponti.
(…)
Ogni aspetto del giardino è inteso a provocare ammirazione, ma con i mezzi più semplici: tutte piante familari, nessuna ricerca d’effetti sensazionali. Quasi assenti i fiori; qualche camelia bianca e rossa; è autunno, e i colori sono le foglie a darli; ma sono assenti anche le piante da fiore; a primavera saranno gli alberi da frutto a fiorite.”

Italo Calvino in “Collezione di sabbia”
“Collezione di sabbia” nell’edizione con, in copertina, le immagini di Luigi Ghirri

Col libro capovolto

“Prendi la posizione piú comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull’amaca, se hai un’amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giú, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce.
(…)
Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino da tè, sulla scrivania, sul pianoforte, sul mappamondo. Togliti le scarpe, prima. Se vuoi tenere i piedi sollevati; se no, rimettitele. Adesso non restare lí con le scarpe in una mano e il libro nell’altra.”

Italo Calvino in “Se una notte d’estate un viaggiatore”
La copertina della prima edizione di “Se una notte d’estate un viaggiatore”

Il vedere e la lettura del mondo

Nuovo del paese, sono ancora nella fase in cui tutto quel che vedo ha un valore proprio perché non so quale valore dargli. Basterebbe che mi fermassi un po’ in Giappone e certo anche per me diventerebbe un fatto normale che la gente si saluti con ripetuti profondi inchini, anche alla stazione; che molte signore, soprattutto anziane, portino il chimono col fastoso fiocco sulla schiena che forma una lieve gobba sotto il soprabito e procedano coi piccoli passi trotterellanti dei piedi biancocalzati.

Quando tutto avrà trovato un ordine e un posto nella mia mente, comincerò a non trovare più nulla degno di nota, a non vedere più quello che vedo. Perché vedere vuol dire percepire delle differenze, e appena le differenze si uniformano nel prevedibile quotidiano lo sguardo scorre su una superficie liscia e senza appigli.

Viaggiare non serve molto a capire (questo lo so da un pezzo; non ho avuto bisogno d’arrivare in Estremo Oriente per convincermene) ma serve a riattivare per un momento l’uso degli occhi, la lettura visiva del mondo.

Italo Calvino in “Collezione di sabbia”

Voglio registrare tutto

“Quando lavoro è come se fossi in preda a una forma morbosa. Voglio registrare tutto. Con il mio comportamento è come se volessi diventare la città stessa. Riprendendo una metafora culinaria, si potrebbe paragonare la città alla cultura della cucina: la si comprende mangiando, senza usare parole.

Non si tratta solo di guardare la realtà, bisogna metabolizzarla, e questo non avviene in un solo giorno.”

Gabriele Basilico intervistato da Gabriel Bauret

Gli intellettuali e la civiltà industriale

“Chi è dentro la realtà dei tempi, l’affarista infido o chi la sfugge pretendendo di serbarsi puro di cuore? Starne fuori non sa e non vuole, ecc. ecc. Nasce una sorta di amletismo dell’intellettuale nella civiltà industriale; è ingarbugliato, ondeggiante, con l’intelligenza tesa; vuole esservi dentro e cercare nel tempo stesso la via d’uscita.”

Guido Piovene parlando de “La speculazione edilizia” nella sua postfazione a “La giornata di uno scrutatore” di Italo Calvino