"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Zona archeologica AL COLOMBO di Mori: bene storico da valorizzare o ricchezza da nascondere agli occhi indiscreti dei turisti?

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Alcuni giorni fa mi sono recato con Andrea e Jacopo a visitare la “grotta del Colombo” un sito archeologico trentino collocato nei pressi della strada comunale che da Mori porta a Sano ai piedi del Doss Castion lungo il margine meridionale del rio Cameras.

Dopo aver parcheggiato l’auto nell’apposito spazio antistante le pendici del Doss Castion, abbiamo però trovato un’amara sorpresa: l’ingresso pedonale era sbarrato da un divieto di accesso e da un inestetico sacco nero delle immondizie.

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Considerato che dalla piazzola di sosta si poteva notare che la zona, nonostante la sua chiusura, era comunque ben curata e l’accesso era di fatto possibile senza grossi problemi (l’area era stata appena oggetto di una accurata manutenzione del verde e l’erba era alta pochi centimetri) siamo comunque entrati – con la dovuta attenzione – utilizzando il comodo sentiero d’accesso e abbiamo così potuto informarci sulle caratteristiche naturali e storiche del sito mediante la lettura di alcune interessanti bacheche informative presenti sull’area.

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La nostra visita si è però, con nostro dispiacere, interrotta a questo punto e non è stato possibile visitare la “grotta del Colombo” in quanto un nuovo cartello impediva l’accesso alla sommità del versante sul quale è situata.

Purtroppo anche in questo caso la valorizzazione del territorio moriano (che auspicavo già con un mio precedente intervento) è fatta solo a parole e per giunta a metà.

Questo è forse, infatti, il modo peggiore di gestire il proprio territorio: prima si investono risorse economiche ed umane nella manutenzione delle zone da valorizzare e poi se ne disincentiva il loro utilizzo con la trasformazione in “discarica” e la posa di un (inutile?) cartello di divieto.

Spero che in futuro si ponga maggiore attenzione alle nostre ricchezze storico-culturali facendo si che:

  •  diversi interventi di manutenzione siano coordinati tra loro e svolti all’interno di un piano generale che eviti uno spreco di risorse con lavori su zone che non potranno comunque essere frequentate dai cittadini;
  • si punti ad una piena valorizzazione delle nostre zone di interesse evitando per esempio che la nostra, forse, più importante fonte di richiamo turistico (la “Ferrata di Montalbano”) rimanga chiusa per mancanza di manutenzione per oltre due anni.

Opere pubbliche: indennizzi e compartecipazione alle spese

Il 26 aprile 2012 è stata promulgata la legge provinciale n. 7 – approvata all’unanimità dal Consiglio Provinciale – che prevede indennizzi fino al 70% dei mancati introiti, alle aziende che durante l’esecuzione dei lavori pubblici più importanti (superiori ad un milione di euro) subiscono “danni economici”. Il calcolo del “danno”, chiarisce il comunicato stampa del Consiglio Provinciale, sarà calcolato mediante il raffronto del fatturato dello stesso periodo dell’anno precedente.

Il principio che sta alla base di questa nuova norma di Legge è interessante: gli operatori economici che, a causa della realizzazione di lavori pubblici, subiscono una riduzione di fatturato, devono essere risarciti.

A questo punto sono opportune una raccomandazione ed una domanda.

La raccomandazione è diretta a chi dovrà redigere il regolamento della legge: è doveroso infatti fare in modo che il risarcimento non sia destinato solo al titolare, che in molti casi a fronte di un calo di fatturato ha limitato le spese licenziando i propri collaboratori o non rinnovando il loro contratto, ma anche a chi è rimasto a casa e ha subito i veri “danni economici”.

La domanda nasce invece dalla presa d’atto che l’importante principio sopra ricordato ha assunto valore di Legge.

Considerato che la realizzazione di un’opera pubblica, e in particolare la realizzazione o il miglioramento di un nuovo collegamento stradale, comporta sicuramente un incremento del valore economico delle aree situate nelle vicinanze (ricordo che questo principio mi è stato insegnato anche in alcuni corsi universitari) per la migliorata accessibilità delle aree stesse, non è il caso di prevedere una compartecipazione alle spese da parte degli operatori economici beneficiati da questi incrementi di valore?

La compartecipazione alle spese per la realizzazione di opere pubbliche, oltre che un benefico effetto per le finanze pubbliche – particolarmente importante in questo momento di grave difficoltà – e di conseguenza per il mantenimento dei “servizi sociali”, sarebbe oltremodo fondamentale per garantirne la realizzazione nei modi e nei tempi condivisi da tutti gli stakeolder.

Con questo meccanismo sarebbe possibile integrare – con capitale privato – i finanziamenti dei lavori previsti dall’ente pubblico consentendo in questo modo il compimento completo di opere che, in alcuni casi, sono progettate “al risparmio” e quindi realizzate solo in parte.

Questo potrebbe essere il caso della Mori-Busa, la ormai attesissima nuova viabilità per il collegamento di Rovereto con l’Alto Garda (“Busa”).

Per la nuova strada, fortemente richiesta e di grande interesse per tutta l’economia dell’Alto Garda che lamenta ormai da decenni lo stato deficitario dell’attuale viabilità progettata e realizzata negli anni 30 del secolo scorso, esiste una soluzione che ho già definito “integrale nel senso più esteso del termine” e che, oltre a risolvere le attuali problematiche di tipo viabilistico, risulta facilmente “riciclabile” per le future tipologie di mobilità e costituisce un importante investimento per i suoi notevoli risvolti urbanistici ed ambientali.

Considerati gli alti costi preventivati, l’ente pubblico ha però già ridotto l’investimento previsto in un primo tempo predisponendo una soluzione viabilistica parziale che non risolve tutti i problemi sul tappeto e che è fortemente limitata nei suoi aspetti positivi.

In questo caso la compartecipazione degli operatori economici alla realizzazione dell’opera potrebbe contribuire a far sì che venga realizzata la migliore soluzione possibile richiesta dai Territori che ne diventerebbero il principale sponsor.

Sorge quindi spontanea un’altra domanda: chi è disposto a sostenere in consiglio provinciale un disegno di legge che sancisca anche questo principio?

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Testo dell’articolo di legge approvato:

Art. 47 bis – Indennizzi

1. Per ridurre le perdite economiche derivanti dalla chiusura parziale o totale di strade o piazze a causa dell’apertura di cantieri per l’esecuzione di opere pubbliche di importo pari o superiore ad un milione di euro, la Provincia concede contributi a fondo perduto, a titolo di indennizzo.

2. I contributi spettano ai titolari di imprese che hanno subito perdite, in termini di minori entrate o maggiori spese, per effetto della chiusura al traffico veicolare o anche solo pedonale della strada o della piazza costituenti l’accesso principale all’esercizio. La chiusura deve avere una durata non inferiore a trenta giorni.

3. La richiesta di contributo è presentata nell’ambito di una specifica conferenza pubblica d’informazione e concertazione, ed è accompagnata dall’indicazione della percentuale di perdita ipotizzata rispetto agli introiti dell’anno precedente, con riferimento al tempo previsto per il cantiere.

4. Il contributo richiesto, previa valutazione ed eventuale rideterminazione dell’importo, è concesso nella misura massima del 70 per cento della perdita riconosciuta. Per la copertura di tali oneri si procede a carico del quadro di spesa dell’opera o facendo ricorso ad un fondo istituito nell’ambito dello strumento di pianificazione. Al fine della liquidazione del contributo il richiedente deve fornire prova dell’effettiva perdita subita.

(omissis)

Collegamento Vallagarina Alto Garda: i problemi sono sotto gli occhi di tutti, la soluzione anche ma tutti fanno finta di non vederla.

Chi quotidianamente – per lavoro, per diletto o per necessità – percorre la Strada Statale 240 del lago di Loppio per spostarsi dal basso Sarca a Rovereto o viceversa, conosce molto bene sia i problemi che incontra lungo il percorso (code e rallentamenti in prossimità dei centri abitati e – nelle giornate più critiche – lungo l’intero tratto da Nago a Mori) che possono essere causa di gravi incidenti o di pericolosi ritardi, sia i problemi causati dal traffico all’ambiente circostante (un’intera vallata – quella di Loppio – con annesso biotopo protetto e un intera zona a vocazione turistica come la fascia lago tra Riva del Garda e Torbole) quali ad esempio l’inquinamento acustico e atmosferico che, oltre a colpire chi abita in prossimità della strada, costituiscono di fatto una barriera insuperabile sul corridoio ecologico tra il gruppo del Baldo e quello dello Stivo.

Chi conosce bene la situazione è però anche in grado di capire quale sia la Soluzione con la S maiuscola: “un collegamento diretto in galleria tra l’uscita delle gallerie di Tierno a Mori Ovest e il centro della Busa (identificabile con la zona del Cretaccio di Arco o, più semplicemente per chi non conosce i toponimi, con la zona industriale di Arco)”.

Questa soluzione, che si potrebbe definire “integrale” nel senso più esteso del termine, risolverebbe le attuali problematiche di tipo viabilistico (a cui è necessario, oltre che doveroso, dare una risposta con un collegamento stradale all’altezza dei tempi e del grande polo turistico, industriale e commerciale quale è e quale sarà – vedi la realizzazione del più grande polo fieristico del trentino – l’Alto Garda), sarebbe facilmente “riciclabile” quando – in futuro – il tipo di mobilità cambierà radicalmente, e costituirebbe infine un importante investimento per i suoi notevoli risvolti urbanistici ed ambientali.

Con riferimento a queste ultime osservazioni ci si riferisce in particolare alla possibilità di:

  1. “riciclare” la/e canna/e realizzata/e per il collegamento stradale (con pendenza ridotta e costante) per il passaggio di una metropolitana interrata o di veicoli elettrici;
  2. recuperare dal punto di vista ambientale, e di conseguenza valorizzare anche turisticamente, l’intera valle del Cameras e di Loppio da Mori a Nago, attualmente fortemente limitata nel suo sviluppo dai forti flussi di traffico “parassita” da e per la “Busa”, che costituisce il fondamentale collegamento ecologico tra il Parco del Baldo a sud e la val di Gresta con il gruppo dello Stivo a nord;
  3. valorizzare l’intera fascia lago da Torbole a Riva del Garda mediante lo spostamento dei flussi di traffico attualmente insistenti sulla SS 240 tra le due località e la creazione di una grande zona a traffico limitato.

Purtroppo questa Soluzione presenta un grosso impegno finanziario che, visto l’attuale periodo di crisi economica, non sembra essere sostenibile dalle finanze provinciali – così almeno affermano i nostri rappresentanti politici.

Anche se ciò fosse vero, la Soluzione “integrale” proposta rimane, in modo evidente, quella con le maggiori ricadute positive sul Territorio e quindi deve costituire la Soluzione da attuare in futuro anche prevedendo una sua realizzazione a stralci (a solo titolo di esempio si può dire che la realizzazione in una prima fase di una sola canna con una piccola galleria di emergenza – da gestire per esempio a senso unico – costerebbe all’incirca come la soluzione C modificata presentata nell’ultimo incontro pubblico di Arco).

La Soluzione, accantonate le posizioni meramente ideologiche, è sotto gli occhi di tutti: allora perché i nostri rappresentanti politici fanno finta di non vederla o di non volerla nemmeno prendere in considerazione?

Collegamento Rovereto-Alto Garda: riprendiamo il discorso

Ora che le elezioni (almeno per il primo turno) sono alle spalle, è ora di riprendere a parlare seriamente di collegamento Rovereto-Alto Garda con la seguente domanda rivolta a tutti gli iscritti e a tutti gli interessati:
“Considerato che le risorse economiche per la realizzazione dell’intera opera sono veramente straordinarie (e al momento non coperte da adeguati finanziamenti) e che il prolungamento proposto per risolvere anche i problemi di Loppio incrementerà i costi previsti rispetto alla proposta Loppio Ovest-Alto Garda, non vi sembra il caso di definire e proporre alla provincia una soluzione seria e realizzabile nel breve periodo per rispondere “rapidamente” (e non nel 2025) alle esigenze del paese di Loppio?”
Tale proposta, è ovvio, dovrà inserirsi organicamente nella soluzione finale, di cui dovrà essere solo un primissimo stralcio, ma avrebbe la forte peculiarità di essere realizzabile nel breve periodo, con costi compatibili anche da un punto di vista morale con la attuale situazione di crisi internazionale.

Passaggi pedonali “protetti”?

Lungo le vie di Mori è facile imbattersi in passaggi pedonali collocati nei posti più strani e il più delle volte “non sbarrierati”, cioè senza nessuna rampa tra livello stradale e il marciapiede. Ciò comporta la presenza di uno scalino che rappresenta, nel migliore dei casi (ad esempio per le mamme che devono affrontarlo con il loro passeggino), perlomeno un fastidioso contrattempo ma che, in altri casi (ad esempio per chi deve spostarsi in carrozzella),  costituisce un ostacolo insormontabile e impedisce di fatto il corretto uso del passaggio pedonale.

Un esempio clamoroso è quello presente in via fratelli Benedetti che, su un lato presenta lo scalino al posto della rampa e sull’altro addirittura una chiusura artigianale con una catena e due paletti.

Sorge spontanea una domanda: “Il passaggio pedonale sarà stato chiuso per evitare che qualche sventurato in carrozzella potesse usufruire della sua presenza rimanendo bloccato sulla sede stradale (e quindi in condizione di potenziale pericolo) per l’assenza della rampa di accesso sul lato opposto”?

Ecco i due lati del passaggio pedonale in via fratelli Benedetti:

Il lato di arrivo

Il lato dell’ipotetica partenza