"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Il Paesaggio “Dentro l’immagine”.

All’alba del XV secolo la pittura italiana si impadronisce della realtà, in pochi anni la luce uniforme e dorata delle opere d’arte viene sostituita da un nuovo mondo, composto da ariosi paesaggi e maestose architetture, costruite secondo criteri prospettici sempre più rigorosi. Così, dietro le spalle di ieratici santi e delicate Madonne, protagonisti assoluti della pittura medievale, compaiono boschi, colline, palazzi e città, mentre le umili stanze dove la Vergine Maria accoglie l’arcangelo Gabriele si popolano lentamente di eleganti oggetti di uso quotidiano: libri dalle importanti rilegature, stoffe preziose, scranni, leggii, vasi e bottiglie di cristallo, raffigurati con straordinaria maestria da artisti quali Filippo Lippi, Antonello da Messina, Carlo Crivelli o Vittore Carpaccio.
Quasi nulla è inventato o frutto di fantasia: i dettagli che compongono questi poetici universi in vitro provengono per lo più dall’osservazione della realtà, e portano con sé il respiro della vita, il fascinoso peso della storia. Sono microcosmi tutti da scoprire, ricchi di notizie e informazioni su quell’epoca straordinaria che fu il nostro Quattrocento.

Dal risvolto di copertina del volume “Dentro l’immagine” di Maria De Peverelli e Ludovico Pratesi

Città in trasformazione

“… nella storia europea la città non si è trasformata per grandi cancellazioni o sostituzioni, ma piuttosto per graduali addizioni e modifiche dell’esistente.”

Stefano Boeri in “Urbania”

La recensione di Salvatore Picciuto su “myphotoportal.com”


Vallate sospese nel tempo

Un filo conduttore attraverso i percorsi della Valle di Gresta dal ’77 conduce ai giorni nostri. Esperienze comuni ed interessi affini accomunano la ricerca del geografo Cucagna e del fotografo Guido Benedetti il quale, nel suo lavoro “GARDUMO 77.78 | 17.18. Un racconto in 40 immagini a 40 anni dagli scritti di Alessandro Cucagna”, condensa e celebra gli sforzi del primo.

Immensi sprazzi su vallate verdi, panoramiche innevate e borghi idilliaci fanno da contenuto ad una ampissima opera di ricerca e ad un intensissimo e puntuale lavoro d’osservazione.

Approfondisci
https://www.myphotoportal.com/it/journal/Gardumo_77.78_17.18_Guido_Benedetti-1927/

Journal / review
Recensione curata e redatta da myphotoportal

Messaggio di Gabriele Tartoni

Arrivato! Ottimo lavoro.
Molto vicino a quello di un fotografo mio amico abruzzese, Daniele Cinciripini, che ti consiglio di guardare.
Il tuo è un lavoro molto coerente, pulito, incisivo, di carattere documentaristico, descrittivo, ma con un’anima evidente che deriva dal tuo amore per questi luoghi. Osservando le tue foto mi sembra di essere dentro questo territorio. Bella anche l’impaginazione e la confezione.
Ti ringrazio per avermelo mandato.
A vederci presto a qualche lettura.
Gabriele Tartoni.

ALBERI IN CITTÀ – un bilancio della mostra

Il momento dei bilanci di solito è un momento melanconico; in questo caso, però, alla melanconia si affianca la gioia per la consapevolezza che questo lavoro era necessario e farà bene alla città e ai suoi abitanti (alberi compresi).
Riporto di seguito il post di Luca Chistè con le sue considerazioni a chiusura della mostra “Alberi in città”

** BILANCI **
#“Alberi in città”, dati rendicontati alla mano, ha avuto più di 1.300 visitatori.
Un risultato davvero lusinghiero che, forse, nessuno di noi si sarebbe aspettato.
Altre rassegne, anche in luoghi prestigiosi, pure su temi credo interessanti, non hanno avuto una simile partecipazione di pubblico.
Abbiamo provato ad analizzare le variabili di questo risultato,:
– In primo luogo, la scelta del tema. Qualcuno, da più parti, ci ha indicato che “Questo lavoro era necessario…”. Il tema, per ragioni diverse, correlabile alla percezione della qualità della vita e al valore dell’ambiente decretato dalle persone ai luoghi urbani e agli spazi verdi pubblici, è risultato di grande interesse per tutti coloro che hanno avuto modo di visitare la rassegna
– Un altro aspetto importante, è stata la scelta dell’esposizione. Spesso si pensa a Torre Mirana come ad un luogo le cui sale erano (almeno fino a qualche tempo fa) posizionate sottoterra. Una scala, peraltro non propriamente comoda, permetteva di agire a quegli spazi. La Sala Thun, invece, rispetto a quella logistica, non ha nulla a che vedere. Completamente ripristinata, la sala si presta come uno spazio accogliente e ben illuminato.
I pannelli – quanto mai adatti per un uso espositivo – sono colorati di un grigio medio e dotati – ciascuno – di una propria fonte di luce per illuminare le opere, che le rende particolarmente apprezzabili. A completare un allestimento, già bello di suo, l’idea della curatrice della mostra, di collocare alcune grandi piante “urbane” all’interno degli spazi. Una scelta azzeccata, molto gradevole e apprezzata da tutti i visitatori, visto che questi “complementi di arredo”, hanno saputo creare un dialogo, percettivo e concettuale, con il tema proposto dall’indagine.
– La varietà di sguardi, su cui si sono concentrate le singole letture autoriali. Un percorso composito che ha permesso di far dialogare, verso una prospettiva sinergica, le diversità di approccio, così come accaduto con le diverse indagini condotte sul territorio nel corso degli ultimi anni (ricordiamo tutte le rassegne in ambito B.I.T.M.)
– L’aver ipotizzato, da parte della curatrice, tre diversi incontri tematici, veri e propri “parallel events”, dedicati al tema degli alberi urbani (uno era l’incontro con i fotografi) ed ai progetti che li caratterizzano.
– Il supporto, motivazionale, di chi aveva il controllo dello spazio espositivo. Ovvero Giustina, che invece di rimanere passivamente seduta ad aspettare i visitatori, ha promosso la rassegna con una guardiania attiva.
Tutto bene, quindi?… Sì, anche se accanto alla grande soddisfazione esistono sempre margini di miglioramento, come in tutte le cose ed in tutti i processi legati a questi eventi.
Per esempio, per citarne qualcuno, la durata della rassegna. Sarebbe stato bello che questa rassegna, così partecipata e sentita dalla città, avesse potuto essere esposta più a lungo. Dopo la chiusura, infatti, ho ricevuto diversi messaggi da parte di coloro che, dispiaciuti, mi hanno segnalato come l’evento sia durato poco. Esigenze contingenti, ovviamente, esistono sempre.
La stampa delle immagini, in linea con i vincoli di budget (ma ormai, salvo qualche RARISSIMA eccezione è così ovunque), avrebbe potuto avvalersi di una qualità ancora superiore se si fosse utilizzato una diversa tecnica (con la fineart print, per esempio). Intendiamoci, il livello è stato comunque ottimo, ma con una diversa tipologia di stampa, le fotografie avrebbero potuto impreziosirsi ancora di più.
La sintesi di questo 1° bilancio (il 2° riguarda una “lettura” del progetto “Summer Photography” condotto a Mala di Sant’Orsola Terme con una serie di incontri autoriali) è tuttavia MOLTO POSITIVA.
La speranza di tutte le componenti attive della rassegna è che essa possa essere ora “esportata” in altri luoghi della città (le Circoscrizioni, ma sarebbe molto bello se finisse anche in qualche ateneo universitario, visto che fra i visitatori, molti erano studenti dell’Università).
Un ringraziamento quindi a tutti gli attori del progetto e, soprattutto, al pubblico, che con la propria presenza ci ha permesso di avere un indicatore attendibile di quanto possa essere utile la fotografia su temi di carattere ambientale ed urbano.
Luca Chistè

[P.S. il risultato di una rassegna è anche merito di coloro che si prestano, concretamente, per far sì che essa sia possibile.
Per questo, come in cento altre occasioni, colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente Ferruccio Casalinga che, con la sua consueta generosità e abilità ha favorito l’allestimento della rassegna.
Grazie!]

** L’opuscolo/catalogo della rassegna è stato prodotto da Lineagrafica Bertelli **

#alberiincittà #trento #fotografiaautoriale #territorio #spazioverde #urbanphotography #urbanlandscape #urbanlandscapephotography

ALBERI IN CITTÀ – un bilancio della mostra

Il momento dei bilanci di solito è un momento melanconico; in questo caso, però, alla melanconia si affianca la gioia per la consapevolezza che questo lavoro era necessario e farà bene alla città e ai suoi abitanti (alberi compresi).
Riporto di seguito il post di Luca Chistè con le sue considerazioni a chiusura della mostra “Alberi in città”

** BILANCI **
#“Alberi in città”, dati rendicontati alla mano, ha avuto più di 1.300 visitatori.
Un risultato davvero lusinghiero che, forse, nessuno di noi si sarebbe aspettato.
Altre rassegne, anche in luoghi prestigiosi, pure su temi credo interessanti, non hanno avuto una simile partecipazione di pubblico.
Abbiamo provato ad analizzare le variabili di questo risultato,:
– In primo luogo, la scelta del tema. Qualcuno, da più parti, ci ha indicato che “Questo lavoro era necessario…”. Il tema, per ragioni diverse, correlabile alla percezione della qualità della vita e al valore dell’ambiente decretato dalle persone ai luoghi urbani e agli spazi verdi pubblici, è risultato di grande interesse per tutti coloro che hanno avuto modo di visitare la rassegna
– Un altro aspetto importante, è stata la scelta dell’esposizione. Spesso si pensa a Torre Mirana come ad un luogo le cui sale erano (almeno fino a qualche tempo fa) posizionate sottoterra. Una scala, peraltro non propriamente comoda, permetteva di agire a quegli spazi. La Sala Thun, invece, rispetto a quella logistica, non ha nulla a che vedere. Completamente ripristinata, la sala si presta come uno spazio accogliente e ben illuminato.
I pannelli – quanto mai adatti per un uso espositivo – sono colorati di un grigio medio e dotati – ciascuno – di una propria fonte di luce per illuminare le opere, che le rende particolarmente apprezzabili. A completare un allestimento, già bello di suo, l’idea della curatrice della mostra, di collocare alcune grandi piante “urbane” all’interno degli spazi. Una scelta azzeccata, molto gradevole e apprezzata da tutti i visitatori, visto che questi “complementi di arredo”, hanno saputo creare un dialogo, percettivo e concettuale, con il tema proposto dall’indagine.
– La varietà di sguardi, su cui si sono concentrate le singole letture autoriali. Un percorso composito che ha permesso di far dialogare, verso una prospettiva sinergica, le diversità di approccio, così come accaduto con le diverse indagini condotte sul territorio nel corso degli ultimi anni (ricordiamo tutte le rassegne in ambito B.I.T.M.)
– L’aver ipotizzato, da parte della curatrice, tre diversi incontri tematici, veri e propri “parallel events”, dedicati al tema degli alberi urbani (uno era l’incontro con i fotografi) ed ai progetti che li caratterizzano.
– Il supporto, motivazionale, di chi aveva il controllo dello spazio espositivo. Ovvero Giustina, che invece di rimanere passivamente seduta ad aspettare i visitatori, ha promosso la rassegna con una guardiania attiva.
Tutto bene, quindi?… Sì, anche se accanto alla grande soddisfazione esistono sempre margini di miglioramento, come in tutte le cose ed in tutti i processi legati a questi eventi.
Per esempio, per citarne qualcuno, la durata della rassegna. Sarebbe stato bello che questa rassegna, così partecipata e sentita dalla città, avesse potuto essere esposta più a lungo. Dopo la chiusura, infatti, ho ricevuto diversi messaggi da parte di coloro che, dispiaciuti, mi hanno segnalato come l’evento sia durato poco. Esigenze contingenti, ovviamente, esistono sempre.
La stampa delle immagini, in linea con i vincoli di budget (ma ormai, salvo qualche RARISSIMA eccezione è così ovunque), avrebbe potuto avvalersi di una qualità ancora superiore se si fosse utilizzato una diversa tecnica (con la fineart print, per esempio). Intendiamoci, il livello è stato comunque ottimo, ma con una diversa tipologia di stampa, le fotografie avrebbero potuto impreziosirsi ancora di più.
La sintesi di questo 1° bilancio (il 2° riguarda una “lettura” del progetto “Summer Photography” condotto a Mala di Sant’Orsola Terme con una serie di incontri autoriali) è tuttavia MOLTO POSITIVA.
La speranza di tutte le componenti attive della rassegna è che essa possa essere ora “esportata” in altri luoghi della città (le Circoscrizioni, ma sarebbe molto bello se finisse anche in qualche ateneo universitario, visto che fra i visitatori, molti erano studenti dell’Università).
Un ringraziamento quindi a tutti gli attori del progetto e, soprattutto, al pubblico, che con la propria presenza ci ha permesso di avere un indicatore attendibile di quanto possa essere utile la fotografia su temi di carattere ambientale ed urbano.
Luca Chistè

[P.S. il risultato di una rassegna è anche merito di coloro che si prestano, concretamente, per far sì che essa sia possibile.
Per questo, come in cento altre occasioni, colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente Ferruccio Casalinga che, con la sua consueta generosità e abilità ha favorito l’allestimento della rassegna.
Grazie!]

** L’opuscolo/catalogo della rassegna è stato prodotto da Lineagrafica Bertelli **

#alberiincittà #trento #fotografiaautoriale #territorio #spazioverde #urbanphotography #urbanlandscape #urbanlandscapephotography

“MINE/SCAPE” di Roberto Deaddis

Roberto Deaddis, componente del collettivo fotografico “Paesaggio a nord-ovest”, ha dato alle stampe la sua prima pubblicazione dal titolo “MINE/SCAPE”.

Ho conosciuto Roberto in occasione della 19^ conversazione dell’iniziativa DI/VISO; Roberto con Marcello Seddaiu hanno infatti presentato con Salvatore Picciuto e Sandro Iovine il lavoro del collettivo fotografico “Paesaggio a Nord-Ovest” nato per raccontare il territorio della Sardegna nord-occidentale attraverso la fotografia.

Avendo apprezzato il loro lavoro mi sono permesso di proporre uno scambio di libri: il loro “Porto Torres. Approdi, limiti, città” con il mio “GARDUMO 77.78 | 17.18”.

Successivamente Roberto mi ha fatto avere anche la sua pubblicazione dedicata alla zona dell’Argentiera nella quale, da fine ‘800 al 1962, si è estratto piombo argentifero e zinco ed era sorta una florida comunità dove si registrò un insolito, quanto significativo, fenomeno di immigrazione.

Oggi quella zona è in abbandono ed è divenuta un paradiso per gli appassionati di archeologia industriale, di trekking e di mare.

Il lavoro di Roberto, effettuato usando un’attrezzatura molto particolare (un obiettivo di fabbricazione russa noto per il suo particolare bokeh), non si limita ad una mera documentazione della situazione attuale di quel territorio ma interpreta in modo personale e intimo il paesaggio della zona. Le immagini sono molto delicate e il lavoro risulta ben equilibrato riportando sia immagini di paesaggi naturali che paesaggi fortemente antropizzati e ora abbandonati; sfogliare con calma il libro, ritornando ogni tanto sui propri passi per rivedere le immagini, consente di entrare veramente nel lavoro e nelle atmosfere pensate dall’autore.

La sensazione che si ha sfogliando il libro è di una gran serenità e vien la voglia di visitare questi territori fuori stagione proprio come ha fatto Roberto.

La qualità del libro infine è, come per il libro di Giovanni Minervini, davvero importante: anche in questo caso congratulazioni sia a Roberto Deaddis per l’ideazione che a Salvatore Picciuto di myphotoportal per l’aiuto sicuramente fornito e per aver pensato un’iniziativa editoriale dedicata specificatamente ai fotografi che desiderano fare del proprio lavoro anche una pubblicazione.

Collegamenti utili:

  • Sito internet di Roberto Deaddis
  • MINE/SCAPE” sul sito di Roberto Deaddis
  • Sfogliando “MINE/SCAPE” su myphotoportal
  • Presentazione della pubblicazione  “MINE/SCAPE” sul canale instagram di myphotoportal