"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

“Crepa interna” di Salvatore Picciuto

Gran bel lavoro di Salvatore Picciuto che raggiunge, oltre la mente, anche il cuore.

Condivido in toto quanto già scritto da Mario Capriotti: si tratta di “un’esperienza di lettura coinvolgente ed emozionante, multisensoriale, una visione e una interpretazione sul tema dello spopolamento e dell’emigrazione dal sud del nostro paese raccontata dall’autore con una sensibilità fotografica semplice, intima ma allo stesso tempo caratterizzata da atmosfere surreali e ricche di forti legami tra l’uomo e la terra che per forza di cose si è costretti ad abbandonare.”

Oltre alla qualità delle immagini sono da segnalare, infatti, sia il lavoro complessivo in quanto tale che le testimonianze parte integrante del lavoro stesso.

Eccone alcune:

“Zone isolate senza essere un’isola. Senza mare, senza barche. E soprattuto senza vie di comunicazione; le arterie, piccole e grandi, quelle che uniscono, che creano ponti, che permettono di raggiungere luoghi e persone, idee e culture, sono da sempre una pecca di molte zone dell’Italia e una di queste è il Fortore.”

“Me ne andai prima di partire”

Salvatore Picciuto a proposito dei suoi lavori racconta: “La fotografia che mi interessa è quella che riproduce o meglio cerca di riprodurre qualcosa che “è stato”. Non importa che si tratti di una rappresentazione posta in essere o semplicemente di un qualcosa di analogo alla realtà, l’importante è che quanto fotografato “sia stato”, “sia esistito” fosse anche per una frazione di secondo. Non fotografo per sorprendere, ma per documentare”.

Potete visionare il lavoro sul sito di Salvatore Picciuto: https://www.salvatorepicciuto.it/crepa_interna-r11900

Pensiero Paesaggio di Luigi Ghirri

“Uno dei pregi della sua persona, come mi disse un giorno Carlo Arturo Quintavalle, amico di entrambi, era quello di saper “pensare agli altri” e non solo a se stesso. Ghirri aveva infatti il piacere e la capacità di comprendere e leggere le immagini dei più giovani che andavano a trovarlo con i loro lavori, come si va da un collega più grande in cui si ha molta fiducia.”

dalla testimonianza “Tra Modena e Matera, quel nostro modo di essere ‘fotografi’” di Mario Cresci su “Pensiero Paesaggio”

Del silenzio e altri sguardi

Lavoro fotografico di pregio, realizzato da Pio Peruzzini e Gaetano Paraggio, nel quale i due autori registrano le trasformazioni avvenute nei comuni campani del cosiddetto “cratere” a 40 anni dal terremoto che li colpì.
Il libro, accompagnato da una bella presentazione del lavoro dal titolo “L’occhio e la memoria” del professor Massimo Bignardi, raccoglie le immagini scattate dai due autori, che hanno seguito ciascuno un proprio percorso di ricerca, nell’arco di un paio d’anni.
Tali immagini rappresentano un (nuovo) territorio in cui “si è innovato e si è conservato in alcuni casi, si è conservato innovando in altri” (dalla presentazione di Rosetta D’Amelio – Presidente del Consiglio Regionale della Campania).
Congratulazioni agli autori per l’impegno e la passione che hanno dedicato alla ricerca e per il risultato ottenuto.

Per maggiori informazioni sulla pagina facebook dedicata.

“Del silenzio e altri sguardi” di Pio Peruzzini e Gaetano Paraggio

Messaggio di Giovanni Minervini

Personalmente mi è piaciuta molto la rilettura del diario in termini fotografici. Un aprire e chiudere sui dettagli che mi ha immediatamente reso familiari quei luoghi pur non avendoli mai visitati. È stata un’esperienza immersiva in luoghi, cultura e tradizioni di un territorio meraviglioso pieno di bellezze e contraddizioni. Il mio interesse ha suscitato la curiosità di mia moglie che insegna geologia e idrogeologia all’università. Lei leggeva l’aspetto geologico/geografico, io quello del linguaggio fotografico. Insomma una radiografia completa. Il libro è davvero bello sia per i contenuti che per la forma. Ottima la resa di stampa e un editing curato nei dettagli.

Hai rappresentato così bene la val di Gresta che – come ti ho già scritto – attraverso le tue descrizioni e le immagini per me è stato come calpestare quei luoghi attraverso la tua guida ‘virtuale’. La trasmissione [della puntata di FPmag dedicata a GARDUMO] è stata davvero molto bella, unica direi. La partecipazione del curatore è stata una scelta più che mai azzeccata ed ha restituito, a chi vi ascoltava, quanto lavoro e quanta conoscenza c’è dietro delle ‘semplici’ immagini. Complimenti davvero, sinceri. Credimi, di lavori così non se ne vedono tanti in giro.

Messaggio di Lorenzo Mini

Ringrazio Guido Benedetti per aver scambiato una copia del suo libro “Gardumo 77.78/17.18” con una copia del mio libro “COLONIE”. Complimenti, un lavoro molto interessante e ben costruito.

Gianmario Baldi: La val di Gresta di ieri e di oggi raccontata da Alessandro Cucagna e Guido Benedetti

Il susseguirsi dei crinali dei monti Biaena, Stivo e Creino sembrano limitare e chiudere la Valle di Gresta; per la sua conformazione morfologica ed orografica e per la sua collocazione la valle ha invece sempre rappresentato una cerniera, un luogo aperto sia verso nord che verso sud nonché luogo d’incontro per chi proviene da est e da ovest. I fattori fisici ed edilizi che caratterizzano la valle si possono individuare nei terrazzamenti destinati all’agricoltura ma anche nei caratteristici poggioli delle case contadine. Altro fattore caratterizzante, questa volta dal punto di vista sociale, è un marcato senso di appartenenza e il forte legame degli abitanti con il proprio territorio. Storicamente le vie di comunicazione che percorrevano l’alta parte della valle (nell’antichità per una maggior sicurezza le strade erano collocate sui versanti e non nei fondovalle) hanno determinato la nascita di alcuni monasteri e chiese. Nell’alto Medioevo, nei pressi di Pannone, si assiste alla nascita del monastero di Santa Giustina dipendente dal monastero benedettino di Santa Maria, un organo di Verona. Questo monastero costituiva un punto di riferimento non solo per i viaggi dei monaci verso Nord e il lago di Garda ma anche per la produzione agricola di ortaggi. Nei pressi di Corniano, invece, venne eretta la chiesa romanico-barbarica (sec. X-XI) di Sant’Agata. Le chiese intitolate a questa santa venivano normalmente costruite nei pressi di importanti vie di comunicazione e lontano dai centri abitanti, e quindi anch’esse garantivano un supporto e una protezione ai viandanti. Queste strade vennero percorse anche dagli eserciti che da sud o da ovest invasero il Trentino; in particolare i francesi, al comando del generale L.G. Vendôme, nel 1703 riuscirono a raggiungere e bombardare Trento senza però occuparla. L’esercito francese nella sua marcia verso nord distrusse numerose abitazioni e archivi della Valle di Gresta. Questo territorio, a dimostrazione della sua complessità, non è mai stato un’unica realtà dal punto di vista amministrativo; in passato la giurisdizione del Castello di Gresta comprese solo i paesi che si affacciavano sul Rio Gresta mentre Manzano e Nomesino, assieme a Corniano, appartennero alla giurisdizione del Castello di Nomesino e Albano. Anche oggi la valle risulta suddivisa tra i comuni di Mori e Ronzo- Chienis. Alessandro Cucagna (1917-1987), professore di Geografia presso l’Università di Trieste, fu affascinato da questo territorio, poco antropizzato, e ne fece oggetto dei suoi studi, purtroppo rimasti incompiuti per la sua prematura scomparsa. Già nei suoi primi appunti descrive la val di Gresta come “un paesaggio agrario senile che tradisce un’antica umanizzazione nonché polimorfo e pieno di contrasti: abbandono e accuratezza, il bosco ceduo a contatto con le coltivazioni di ortaggi, vigneti rammodernati ed altri secchi e rabberciati con pali lignei contorti, casote nuove e fatiscenti”. Cucagna nei suoi diari, ora rieditati da Guido Benedetti, ci insegna un metodo per conoscere la Valle di Gresta usando gli strumenti del geografo: l’antica cartografia, gli studi storici, antropologici e botanici ma soprattutto l’osservazione del territorio percorso in ogni angolo attraverso questi suoi appunti, fotografie ed interviste a contadini incontrati nei campi. Alessandro Cucagna ci restituisce uno spaccato di questo territorio da lui studiato e “percorso” fra il 16 novembre 1977 e il 28 febbraio 1981, cioè prima della “crisi” della fine degli anni ottanta ed inizio degli anni novanta che modificò profondamente l’economia della Vallagarina. Guido Benedetti ha accettato di confrontarsi, non solo con questo territorio, ma anche con la Valle di Gresta vista da un geografo quarant’anni fa, usando soprattutto l’obiettivo della sua macchina fotografica alla ricerca sia di quelle emozioni che una realtà come questa sa regalarti che delle trasformazioni che hanno caratterizzato recentemente la valle. La sue fotografie, a confronto con le testimonianze del geografo triestino, ci raccontano un territorio che non è mutato di molto rispetto alla fine degli anni settanta e che non ha subìto la forza distruttiva del turismo di massa. Un territorio che ha saputo in definitiva conservare la propria identità ed è proprio questo che, oggi, costituisce una ricchezza per tutta la Valle di Gresta.