"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

La rivoluzione di Rovereto: quasi tutta la città ai 30 all’ora

Articolo di Luca Marsilli su IL TRENTINO del 6 novembre 2012

Il traffico sulla statale sarà fluidificato con una rotatoria in via Craffonara e togliendo il semaforo di via Maioliche. In piazzale Orsi passerella per i pedoni

“E’ un piano, e lo è nel modo più concreto del termine perché imposta gli interventi che in tema di viabilità, infrastrutture e mobilità saranno compiuti a Rovereto nei prossimi 10 anni.

Ma il Pum, nel bene o nel male lo dirà solo il tempo, è anche molto di più. Un cambio radicale di visuale rispetto al passato, una scelta di campo, un impegno prima di tutto culturale. E una scommessa: punta a cambiare mentalità e cultura dei roveretani, partendo dalla convinzione che la qualità della vita di tutti possa migliorare, e che quindi quello che oggi sarà magari accolto con qualche mugugno, nel prossimo futuro diventerà motivo di orgoglio e fonte di benessere per ogni cittadino.

Ridotto a slogan, il concetto è che non si ragiona di viabilità ma di mobilità. Mettendo al centro non i veicoli, ma la persona. (…)”

(continua a leggere l’articolo su IL TRENTINO

Collegamento Vallagarina Alto Garda: i problemi sono sotto gli occhi di tutti, la soluzione anche ma tutti fanno finta di non vederla.

Chi quotidianamente – per lavoro, per diletto o per necessità – percorre la Strada Statale 240 del lago di Loppio per spostarsi dal basso Sarca a Rovereto o viceversa, conosce molto bene sia i problemi che incontra lungo il percorso (code e rallentamenti in prossimità dei centri abitati e – nelle giornate più critiche – lungo l’intero tratto da Nago a Mori) che possono essere causa di gravi incidenti o di pericolosi ritardi, sia i problemi causati dal traffico all’ambiente circostante (un’intera vallata – quella di Loppio – con annesso biotopo protetto e un intera zona a vocazione turistica come la fascia lago tra Riva del Garda e Torbole) quali ad esempio l’inquinamento acustico e atmosferico che, oltre a colpire chi abita in prossimità della strada, costituiscono di fatto una barriera insuperabile sul corridoio ecologico tra il gruppo del Baldo e quello dello Stivo.

Chi conosce bene la situazione è però anche in grado di capire quale sia la Soluzione con la S maiuscola: “un collegamento diretto in galleria tra l’uscita delle gallerie di Tierno a Mori Ovest e il centro della Busa (identificabile con la zona del Cretaccio di Arco o, più semplicemente per chi non conosce i toponimi, con la zona industriale di Arco)”.

Questa soluzione, che si potrebbe definire “integrale” nel senso più esteso del termine, risolverebbe le attuali problematiche di tipo viabilistico (a cui è necessario, oltre che doveroso, dare una risposta con un collegamento stradale all’altezza dei tempi e del grande polo turistico, industriale e commerciale quale è e quale sarà – vedi la realizzazione del più grande polo fieristico del trentino – l’Alto Garda), sarebbe facilmente “riciclabile” quando – in futuro – il tipo di mobilità cambierà radicalmente, e costituirebbe infine un importante investimento per i suoi notevoli risvolti urbanistici ed ambientali.

Con riferimento a queste ultime osservazioni ci si riferisce in particolare alla possibilità di:

  1. “riciclare” la/e canna/e realizzata/e per il collegamento stradale (con pendenza ridotta e costante) per il passaggio di una metropolitana interrata o di veicoli elettrici;
  2. recuperare dal punto di vista ambientale, e di conseguenza valorizzare anche turisticamente, l’intera valle del Cameras e di Loppio da Mori a Nago, attualmente fortemente limitata nel suo sviluppo dai forti flussi di traffico “parassita” da e per la “Busa”, che costituisce il fondamentale collegamento ecologico tra il Parco del Baldo a sud e la val di Gresta con il gruppo dello Stivo a nord;
  3. valorizzare l’intera fascia lago da Torbole a Riva del Garda mediante lo spostamento dei flussi di traffico attualmente insistenti sulla SS 240 tra le due località e la creazione di una grande zona a traffico limitato.

Purtroppo questa Soluzione presenta un grosso impegno finanziario che, visto l’attuale periodo di crisi economica, non sembra essere sostenibile dalle finanze provinciali – così almeno affermano i nostri rappresentanti politici.

Anche se ciò fosse vero, la Soluzione “integrale” proposta rimane, in modo evidente, quella con le maggiori ricadute positive sul Territorio e quindi deve costituire la Soluzione da attuare in futuro anche prevedendo una sua realizzazione a stralci (a solo titolo di esempio si può dire che la realizzazione in una prima fase di una sola canna con una piccola galleria di emergenza – da gestire per esempio a senso unico – costerebbe all’incirca come la soluzione C modificata presentata nell’ultimo incontro pubblico di Arco).

La Soluzione, accantonate le posizioni meramente ideologiche, è sotto gli occhi di tutti: allora perché i nostri rappresentanti politici fanno finta di non vederla o di non volerla nemmeno prendere in considerazione?

TAV/TAC: perchè no grazie?

Incontro con Alberto Pacher su “La mobilità stradale e ferroviaria nella Vallagarina. Aspetti relativi ai progetti TAC  e Tangenziale Ovest” – alcune considerazioni

Venerdì 25 settembre ho partecipato all’assemblea pubblica sul tema della mobilità in Vallagarina con l’assessore Pacher all’auditorium del Brione.

L’iniziativa era davvero meritevole ma purtroppo la quasi totalità del pubblico presente in sala non ha saputo cogliere l’occasione affinché l’incontro diventasse davvero costruttivo.

Ho assistito infatti, dopo un primo intervento dell’assessore Pacher relativo alla visione del futuro della mobilità in Trentino e in particolare a quella della Vallagarina, ad una serie continua di interventi (l’assessore ne ha contati 18) riferiti quasi esclusivamente alla TAV (dimenticando in questo modo la tangenziale ovest che rappresenta una problematica davvero importante per Rovereto) e per la totalità contrari in assoluto alla realizzazione di questa importante opera.

A questo fuoco incrociato l’assessore ha poi risposto, a fine serata, in modo esemplare facendo riferimento al quadro economico ed ecologico globale in cui deve essere inquadrato l’intervento, mantenendo peraltro aperto il dialogo per la risoluzione di tutte le più piccole problematiche locali.

La mia reazione alla palpabile ostilità al progetto da parte dei presenti è stata quasi di stupore e di seguito vorrei spiegare il perchè.

La nostra regione, come ci hanno insegnato già le maestre fin dalle scuole elementari, presenta alcune vallate principali con direzione nord-sud che da sempre hanno favorito i collegamenti tra i territori a nord delle Alpi e le altre regioni italiane.

Tale conformazione ha consentito facili e rapidi movimenti di truppe durante l’impero romano con l’espansione a nord dello stesso e, successivamente, altrettanto rapide vie di invasione da parte delle popolazione barbariche del nord.

Più recentemente tale conformazione è stata sfruttata per ottenere facili vie di comunicazione e di trasporto delle merci tra le pianure tedesche e i principali porti italiani mediante la realizzazione, più di cento anni fa, della ferrovia del Brennero e poi la realizzazione, negli anni sessanta del secolo scorso, dell’Autostrada del Brennero.

Queste imponenti realizzazioni, che hanno sicuramente migliorato il tenore di vita di tutta la popolazione trentina e altoatesina favorendo il movimento delle persone, quello delle merci e l’accessibilità del nostro territorio, hanno reso possibile un nuovo sviluppo economico aperto verso l’esterno e non più legato ad un economia locale di sussistenza.

Come in tutte le grandi realizzazioni, accanto a questi benefici, si sono registrate le inevitabili esternalità negative dovute principalmente all’inquinamento atmosferico e a quello acustico.

Oggi, in forza di una determinazione europea che – per nostra fortuna – prende atto della situazione attuale e classifica l’asse denominato Berlino-Palermo, di cui il valico del Brennero fa parte, come uno dei principali corridoi per il movimento delle merci europee, è finalmente arrivato il momento in cui la situazione attuale può essere significativamente migliorata.

Con la realizzazione della TAV/TAC sarà possibile effettuare lo spostamento di una gran parte del traffico di attraversamento (e la quasi totalità di quello merci) dalla autostrada e dalla attuale ferrovia a cielo aperto ad una linea ferroviaria dedicata (quasi esclusivamente in tunnel), progettata con criteri moderni e sostenibili dal punto di vista ambientale con un enorme beneficio per tutti gli abitanti delle vallate interessate.

Immaginiamo, per esempio, la situazione che potrebbe verificarsi tra qualche anno quando la grande maggioranza del traffico pesante che attualmente scorre sulla A22 e il traffico ferroviario merci sulla attuale ferrovia del Brennero transiterà sulla nuova TAV.

Quanto sarà migliorata la vivibilità delle zone collocate in prossimità della ferrovia o dell’autostrada o sulle primi pendici delle montagne, attualmente disturbate in modo continuo dal traffico ininterrotto sulla A22 e in modo discontinuo ma con punte di rumore elevatissime dal traffico dei treni merci?

Quanti saranno i vantaggi dal punto di vista faunistico e ambientale?

Le risposte sono, almeno per me, evidenti e, pur comprendendo i timori dei cittadini nei confronti di un opera di queste dimensioni (sarà infatti l’opera più estesa dai tempi della realizzazione della A22), non riesco a spiegarmi questa accesa ostilità nei confronti della realizzazione di un’opera che, vista nel suo complesso, porterà un significativo miglioramento della qualità della vita di tutti noi.

Certo, anche se è giusto condividere e sostenere – in linea di principio –  il richiamo che le varie associazioni ambientaliste rivolgono alla società e a tutti noi circa la necessità di modificare il nostro stile di vita attuale con uno stile ambientalmente più sostenibile, non è però possibile astrarre totalmente noi o il nostro territorio da una logica di gestione globale delle attività umane con la sola convinzione che sia sufficiente un  diffuso cambiamento di tipo comportamentale per modificare completamente le richieste di energia (intesa in senso lato) da parte della collettività.

In secondo luogo, con riferimento alle preoccupazioni di tipo ambientale, si ribadisce che, con le attuali conoscenze e tecnologie a disposizione, è possibile analizzare in maniera approfondita e risolvere nei migliore dei modi tutti i problemi evidenziabili in fase di realizzazione della TAV, così come tutte le problematiche connesse con la gestione ordinaria di un’opera di tali dimensioni.
È peraltro necessario che queste attività di analisi approfondita di tutte le problematiche legate alla realizzazione dell’opera, oltre che di quelle relative ad una efficiente gestione ordinaria, siano effettuate nel migliore dei modi con il dovuto investimento di risorse e che sia effettuato un loro monitoraggio continuo da parte dell’ente pubblico o, visto il carattere sopranazionale dell’opera, da parte di un organismo indipendente.