"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Gianmario Baldi: La val di Gresta di ieri e di oggi raccontata da Alessandro Cucagna e Guido Benedetti

Il susseguirsi dei crinali dei monti Biaena, Stivo e Creino sembrano limitare e chiudere la Valle di Gresta; per la sua conformazione morfologica ed orografica e per la sua collocazione la valle ha invece sempre rappresentato una cerniera, un luogo aperto sia verso nord che verso sud nonché luogo d’incontro per chi proviene da est e da ovest. I fattori fisici ed edilizi che caratterizzano la valle si possono individuare nei terrazzamenti destinati all’agricoltura ma anche nei caratteristici poggioli delle case contadine. Altro fattore caratterizzante, questa volta dal punto di vista sociale, è un marcato senso di appartenenza e il forte legame degli abitanti con il proprio territorio. Storicamente le vie di comunicazione che percorrevano l’alta parte della valle (nell’antichità per una maggior sicurezza le strade erano collocate sui versanti e non nei fondovalle) hanno determinato la nascita di alcuni monasteri e chiese. Nell’alto Medioevo, nei pressi di Pannone, si assiste alla nascita del monastero di Santa Giustina dipendente dal monastero benedettino di Santa Maria, un organo di Verona. Questo monastero costituiva un punto di riferimento non solo per i viaggi dei monaci verso Nord e il lago di Garda ma anche per la produzione agricola di ortaggi. Nei pressi di Corniano, invece, venne eretta la chiesa romanico-barbarica (sec. X-XI) di Sant’Agata. Le chiese intitolate a questa santa venivano normalmente costruite nei pressi di importanti vie di comunicazione e lontano dai centri abitanti, e quindi anch’esse garantivano un supporto e una protezione ai viandanti. Queste strade vennero percorse anche dagli eserciti che da sud o da ovest invasero il Trentino; in particolare i francesi, al comando del generale L.G. Vendôme, nel 1703 riuscirono a raggiungere e bombardare Trento senza però occuparla. L’esercito francese nella sua marcia verso nord distrusse numerose abitazioni e archivi della Valle di Gresta. Questo territorio, a dimostrazione della sua complessità, non è mai stato un’unica realtà dal punto di vista amministrativo; in passato la giurisdizione del Castello di Gresta comprese solo i paesi che si affacciavano sul Rio Gresta mentre Manzano e Nomesino, assieme a Corniano, appartennero alla giurisdizione del Castello di Nomesino e Albano. Anche oggi la valle risulta suddivisa tra i comuni di Mori e Ronzo- Chienis. Alessandro Cucagna (1917-1987), professore di Geografia presso l’Università di Trieste, fu affascinato da questo territorio, poco antropizzato, e ne fece oggetto dei suoi studi, purtroppo rimasti incompiuti per la sua prematura scomparsa. Già nei suoi primi appunti descrive la val di Gresta come “un paesaggio agrario senile che tradisce un’antica umanizzazione nonché polimorfo e pieno di contrasti: abbandono e accuratezza, il bosco ceduo a contatto con le coltivazioni di ortaggi, vigneti rammodernati ed altri secchi e rabberciati con pali lignei contorti, casote nuove e fatiscenti”. Cucagna nei suoi diari, ora rieditati da Guido Benedetti, ci insegna un metodo per conoscere la Valle di Gresta usando gli strumenti del geografo: l’antica cartografia, gli studi storici, antropologici e botanici ma soprattutto l’osservazione del territorio percorso in ogni angolo attraverso questi suoi appunti, fotografie ed interviste a contadini incontrati nei campi. Alessandro Cucagna ci restituisce uno spaccato di questo territorio da lui studiato e “percorso” fra il 16 novembre 1977 e il 28 febbraio 1981, cioè prima della “crisi” della fine degli anni ottanta ed inizio degli anni novanta che modificò profondamente l’economia della Vallagarina. Guido Benedetti ha accettato di confrontarsi, non solo con questo territorio, ma anche con la Valle di Gresta vista da un geografo quarant’anni fa, usando soprattutto l’obiettivo della sua macchina fotografica alla ricerca sia di quelle emozioni che una realtà come questa sa regalarti che delle trasformazioni che hanno caratterizzato recentemente la valle. La sue fotografie, a confronto con le testimonianze del geografo triestino, ci raccontano un territorio che non è mutato di molto rispetto alla fine degli anni settanta e che non ha subìto la forza distruttiva del turismo di massa. Un territorio che ha saputo in definitiva conservare la propria identità ed è proprio questo che, oggi, costituisce una ricchezza per tutta la Valle di Gresta.