"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Il mercato non è morale, si sa.

Il mercato non è morale, si sa.

Lo dovrebbe essere la politica, invece. Ma quella che è mancata in Italia, in questi ultimi vent’anni, è proprio una politica lungimirante che sapesse gestire il mutamento in atto. Perché la vergogna nazionale, in fondo, è stata proprio questa politica dello struzzo, che non ha saputo volare alto, che ha lasciato al mercato la gestione delle vite di questi migranti, come se non fossero portatori, anch’essi, di diritti.

Una politica dell’inesistenza. Lavoratori che sparivano usciti dalle fabbriche, dai campi agricoli, dai cantieri. Non esistevano più. Per riapparire miracolosamente la mattina appresso nei luoghi di lavoro.

Ma l’inesistenza sociale implica l’inappartenenza, la disaffezione al luogo dove si vive, la marginalità sociale. Lavorare a Sassuolo non può essere solo sopravvivenza quotidiana, ma anche progetto, ambizione, desiderio di ricongiungimento familiare, di stabilizzazione. È dare una speranza ai propri figli, farli studiare. È smetterla di chiamarli «seconda generazione di immigrati» (…) e iniziare a chiamarli per quello che davvero sono: sassuolesi.”

Gianni Biondillo in “Metropoli per principianti”

A proposito di “non-luoghi”

“Il non-luogo – concetto importante quando fu teorizzato da Marc Augé, più di vent’anni fa – ormai è una formula vuota.

Non esistono non-luoghi, ma solo luoghi che aspettano di essere riconosciuti come tali.

Luoghi che aspettano una narrazione condivisa. Il problema non è capire se questo sia un bel posto, ma se è un posto che ha saputo riempirsi di senso.”

Gianni Biondillo in “Passaggio a nord-ovest”

Non fate studiare architettura ai vostri figli.

“Non fate studiare architettura ai vostri figli. Non ne vale la pena. Se lo fate per il successo, per il denaro, per la fama, insisto, è un consiglio spassionato: lasciate perdere. (…) È il peggior investimento che potreste fare, quindi non fatelo.

(…) nonostante tutto insistete a voler iscrivere i vostri virgulti in quelle bolge dantesche che sono le facoltà di architettura italiane?

Be’, allora fatelo. Fatelo davvero. Perché, in fondo, (…) di certo state facendo frequentare loro la più bella delle facoltà universitarie, la più stimolante, la più variegata.

Perché l’architettura è una disciplina che si pone in un crocevia dove soffia da una parte il vento della cultura umanistica e dall’altra quello della cultura scientifica e dell’innovazione. Perché un architetto deve sapere di tecnologia, di sociologia, di storia dell’arte, di restauro, di tecnica delle costruzioni, di estetica, di urbanistica, di composizione. Perché è l’ultima disciplina ancora perfettamente rinascimentale, dove tutto rimanda ad un tutto. Di quelli che si laureano nessuno o pochissimi faranno la professione, ma tutti sapranno trovarlo un lavoro, qualunque lavoro. Perché la disciplina dell’architettura prevede una flessibilità mentale, una capacità di adattamento alle situazioni, un senso del progetto, che servono a prescindere dal lavoro che stai facendo.

Perché un architetto è, in soldoni, un coordinatore di processi complessi, è come il regista di un film, che non recita, non scrive il soggetto, non compone la colonna sonora, non si occupa del montaggio, dell’editing, del casting. Eppure fa tutto, è dappertutto, parla con tutti, con ognuno ha qualcosa da dire. Ecco la grandezza di questa disciplina, ecco perché è bello studiarla. E non solo.

L’altro grande dono che ti dà è lo sguardo. La capacità di interpretare lo spazio, di dialogare con le forme – urbane o minute, quotidiane o storiche -, di comprendere il potenziale iconografico del reale e del virtuale.

Questo ti dà lo studio dell’architettura.”

Gianni Biondillo in “Metropoli per principianti”

Già, le rondini.

“Già, le rondini. Non ne ho scorto i nidi, o i loro resti scrollati dal vento, sotto le gronde dei tetti. Forse nella bella stagione li avrei notati; ora l’inverno non ha smesso la presa e, del resto, le rondini, rifuggono i luoghi trascurati dagli uomini. Sono come i passeri o i pettirossi. Hanno bisogno della loro vicinanza.”

Braila (Arco), febbraio 1968

Aldo Gorfer in “solo il vento bussa alla porta”

E allora sarà veramente la fine.

“La mancanza di strade carrozzabili ha tagliato fuori dal mondo Cerana. Il luogo è perciò una genuina testimonianza di paese antico che è stato evacuato da più secoli quale sede permanente.

Il paesaggio, ravvivato dai gruppi di case sparse tra il verde, ombreggiate dai noci, spalancato sul severo profilo dei monti, è altrettanto ospitale di quello di Iron con la differenza che non è disturbato da alcuna aggressione moderna.

Di Cerana non si è fatto ancora un mito. È un paese che vive solo nella storia e nelle leggende e che tale resterà fino a quando le prime petulanti automobili non si affacceranno tra i suoi campi deserti. E allora sarà veramente la fine.”

Cerana (Ragoli), novembre 1967

Aldo Gorfer in “solo il vento bussa alla porta”

Camminando, nessun luogo è lontano

“… la geografia si dovrebbe imparare non sui libri di scuola ma lungo i sentieri, ragionando in termini di passi, di eremi, di crinali, di alberi e di vallate.

Camminando, nessun luogo è lontano.”

Emiliano Cribari in “Diari Casagliesi”