"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Forma della città

“Questa strada per cui camminiamo, con questo selciato sconnesso e antico, non è niente, non è quasi niente, è un’umile cosa. Non si può nemmeno confrontare con certe opere d’arte, d’autore, stupende, della tradizione italiana, eppure io penso che questa stradina da niente, cosí umile, sia da difendere con lo stesso accanimento, con la stessa buona volontà, con lo stesso rigore con cui si difende un’opera d’arte di un grande autore.”

Pier Paolo Pasolini

Era strano come tutto fosse cambiato eppure uguale

Era strano come tutto fosse cambiato eppure uguale. Nemmeno una vite era rimasta delle vecchie, nemmeno una bestia; adesso i prati erano stoppie e le stoppie filari, la gente era passata, cresciuta, morta; le radici franate (…) eppure a guardarsi intorno, il grosso fianco di Gaminella, le stradette lontane sulle colline del Salto, le ale, i pozzi, le voci, le zappe, tutto era sempre uguale, tutto aveva quell’odore, quel gusto, quel colore d’allora.”

Cesare Pavese in “La luna e i falò”

La poesia è un messaggio in bottiglia

“Leggere ciò che un altro uomo ha scritto è entrare in relazione epistolare con lui: lui ci scrive, noi, a distanza di migliaia di ore, rispondiamo.

La poesia è un messaggio in bottiglia, che vive della speranza di un dialogo differito nel tempo.

Questo è stata per me, adolescente naufrago nella sua stanza, la poesia di Leopardi.”

Alessandro D’avenia in “L’arte di essere fragili”

L’atto di leggere

“… leggere è un atto!”

“Hai detto una cosa giustissima, leggere è un atto, ‘l’atto di leggere’, è verissimo…

“Viceversa la tivù, e anche il cinema a pensarci bene… tutto è già dato, in un film, non c’è niente da conquistare, tutto è già preconfezionato, l’immagine, il suono, le scene, la musica d’atmosfera se per caso uno non avesse capito le intenzioni del regista…”

“La porta che cigola per indicarti che è il momento di aver paura…”

“Nella lettura tutto questo bisogna immaginarselo… La lettura è un atto di creazione permanente.”

Daniel Pennac in “Come un romanzo”

Mettere radici, farsi terra e paese

“Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di piú che un comune giro di stagione.

(…)

Che cosa vuol dire? Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti. Ma non è facile starci tranquillo.”

Cesare Pavese in “La luna e i falò “

Viaggiare e sostare fianco a fianco

Viaggiare fianco a fianco, camminare insieme, regolare il proprio passo su quello dell’altro, parlarsi guardando la stessa strada oppure lo stesso paesaggio: la scena è già bella di per sé e ciò potrebbe bastare a farci optare per questa saggia decisione.

Ma il concetto acquista il suo pieno significato nella sosta: da molto tempo, ormai, non mi siedo più di fronte agli altri, ma di fianco. Spesso questo dettaglio minimo basta a cambiare l’emozione di un incontro, anche nei lunghi silenzi condivisi che il faccia a faccia non permette, se non con imbarazzo.

Stando fianco a fianco, si ha sempre l’impressione che l’orizzonte, in lontananza, avvicini tra loro vite parallele. Stando di fronte, invece, la presenza dell’uno pone un limite fisico all’altro, influendo addirittura sulla durata dello scambio, perché, se si può stare a lungo seduti fianco a fianco senza parlare, quando si è di fronte il silenzio dell’interlocutore spinge subito al chiacchiericcio o al congedo. È quasi il simbolo della sosta, che potremmo definire come il momento e il luogo statici nei quali si incrocia la vita degli altri. Non ci si urta come in un faccia a faccia. La prospettiva dell’uno è esposta allo sguardo dell’altro.

Patrick Manoukian in “L’arte di perdere tempo”