Durante la correzione di un tema dedicato alla lettura e dopo aver letto che “leggere implica un atto di responsabilità (…) il professore appoggia la penna, alza lo sguardo come un allievo perso in qualche tantasticheria, e si domanda – oh! soltanto fra sé e sé – se alcuni fim, però, non gli hanno lasciato ricordi simili a quelli dei libri. Quante volte ha “riletto” La morte corre sul fiume, Amarcord, Manhattan, Camera con vista, Il pranzo di Babette, Fanny e Alexander? Quelle immagini gli sembravano ricche del mistero dei segni. Certo, questi non sono discorsi da specialisti – lui non sa nulla della sintassi cinematografica e non capisce il lessico dei cinefili – sono discorsi che gli vengono dagli occhi, ma gli occhi gli dicono chiaramente che ci sono immagini di cui non si esaurisce il senso e la cui visione rinnova ogni volta l’emozione, e anche immagini televisive, sì: il viso del vecchio padre Bachelard, molto tempo fa, a ‘Lecture pour tous…’ il ciuffo di Jankélévitch ad ‘Apostrophe…’ quel gol di Papin contro il Milan di Berlusconi…”
Daniel Pennac in “Come un romanzo”
