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Paesaggi terrazzati: da eredità del passato a progetto di futuro

“… è infatti auspicabile che le aree terrazzate possano essere sostenute con politiche mirate laddove ne venga riconosciuta l’intrinseca multifunzionalità.

Una prima funzione fondamentale è quella idrologica, per quella che lo storico Emilio Sereni nella sua Storia del paesaggio agrario italiano ha definito “economia dell’acqua”: percorsi e superfici drenanti, sistemi di raccolta, rilascio lento e distribuzione della risorsa idrica – in tempi in cui la sfida climatica richiede di gestire oculatamente un bene prezioso ma anche bizzoso per la frequenza degli eventi estremi – devono essere al centro di un’adeguata cura, studio e manutenzione; a questa prima funzione si associa quella ecologica, sia dei muri di sostegno in pietra a secco, sia delle modalità di conduzione agricola sul campo, con forme di agroecologia o agricoltura biologica che riducano al minimo l’impatto carbonico e ambientale.

A queste funzioni ambientali vanno associate altre funzioni, di carattere sociale ed economico: dovrebbero infatti essere privilegiati i contesti socioculturali “ad alta consapevolezza”, dove vi siano già realtà attive e interessate, e in tali contesti va favorita la cooperazione, il coordinamento, il riordino fondiario utile ad evitare sacche di incuria o abbandono.

Vanno tenute in considerazione infine anche le valenze colturali ed economiche in senso più ampio, tali da garantire una redditività e una opportunità di vita per chi si fa carico degli oneri di manutenzione, di quello che il geografo Werner Bätzing ha definito “lavoro riproduttivo“: in questo caso, il sostegno si configura come facilitazione burocratica o come incentivo che consenta interventi di miglioramento fondiario e/o di innovazione di processo che risultino compatibili con gli altri profili.”

(…)

“Buona parte dei terrazzamenti italiani sono stati abbandonati non perché il loro destino fosse ineluttabile, ma perché la società e l’economia hanno voltato loro le spalle, condannandoli così a collassare su sé stessi. Non è un destino definitivo, a patto che si creino le condizioni perché essi possano esercitare una funzione plurima: produttiva, ambientale e sociale insieme.”

Mauro Varotto in “Paesaggi terrazzati in Trentino”

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