"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Nebbia che non vela ma rivela

“La nebbia ha dato un senso al mio vagabondare.

Quella nera dei pini e quella bianca, canterina, degli uccelli che chiamano i treni a fondovalle.

Com’è saggio non riuscire a vedere lontano, poter immaginare ma non farlo, offrire tutta l’attenzione solo a ciò che è vicino.

La nebbia è chiarezza e imminenza di verità: ciò che occorre al presente.

Vorrei che la mia penna fosse leggera come la nebbia ma c’è troppo pensiero in questo assurdo mestiere, c’è troppa ragione. Invece la nebbia sta dove concerne, dove deve, semplifica le trame.

Sì, vorrei che la mia luce fosse pura, definita come quando inavvertitamente, a un tratto, intimidita, la nebbia arretra.

Resta solo un tremolo ansimare: la vita.”

Emiliano Cribari in “diari casagliesi”

Si sprigionano orizzonti e privilegi inaspettati

“… dopo la curva, percorrerò qualche decina di metri e salirò sul terrapieno di sinistra. I pochi decimetri in più di dislivello rispetto alla traccia asfaltata, insignificanti altrove, qui sprigionano orizzonti e privilegi inaspettati: le geometrie delle vasche d’allevamento del pesce nelle valli, sterrati perfettamente rettilinei che sembrano portare da nessuna parte, campi di mais a perdita d’occhio, casolari abbandonati.”

Ioannis K. Schinezos in “Foce. Taccuini dal Delta del Po.

Foce. Taccuini dal Delta del Po

Un fotografo di natura percorre le solitarie distese del Delta del Po, tra i rami terminali del fiume. Cerca di catturare i colori della terra, le tonalità dei vasti cieli, il volo degli uccelli, la melanconia dei casolari abbandonati, l’umore delle acque.

Durante il suo lavoro annota tutto quello che normalmente sfugge al frettoloso viaggiatore di passaggio, mosaici minimi ed elementari, ovvi ed evidenti e pertanto invisibili, che alla fine disegnano il mondo esterno e la nostra esistenza. Descrive semplicemente, con il criterio essenziale dei bambini. Non cerca il contatto della gente, appunta solo frammenti di discorsi rapiti casualmente. Tiene accanto il libro di Gianni Celati Verso la foce, compagno di viaggio e taccuino del tutto particolare, annotando negli spazi vuoti tra le pagine del libro, come per completarlo, come per creare un testo nel testo, come per omaggiare lo scritto originale. Nasce così un viaggio intimo per immagini e per parole sui percorsi del Delta del Po.

Dalla seconda di copertina del libro “Foce. taccuini dal Delta del Po”

Incendi e assicurazioni ante-litteram

“La tema degli incendi era sì viva che nelle lunghe notti invernali gli uomini, a turno, investiti della simbolica autorità loro conferita dal privilegio di tenere in pugno l’alabarda, vegliavano nelle strade del paese pronti a dar l’allarme in evenienza di fuoco.

Ma c’è di più: per oltre un secolo Monzón e Ronc avevano con commovente perseveranza risparmiato il bosco di Borsech, folto di gigantesche conifere, che sarebbero servite a ricostruire le case e i tobià qualora il fuoco, per avverso destino, li avesse devastati.”

Aldo Gorfer in “solo il vento bussa alla porta”

Paesaggio agrario e naturalità

“Il dipinto di Ferrari, grazie ad un sapiente uso delle tinte e dei contrasti cromatici, coglie la complessità dei terrazzamenti, traguardandola nell’arte: ci ricorda come il paesaggio agrario non è un paesaggio naturale ma è un paesaggio antropico, disegnato dalle mani dell’uomo attraverso un lavoro lungo e faticoso di modellamento dei versanti per renderli adatti all’attività contadina.”

Umberto Anesi in “Paesaggi terrazzati in Trentino”

Muretti a secco: bellezza a “regola d’arte”

“Sembrano quasi delle opere d’arte incastonate nel paesaggio capaci di evocare il raggiunto equilibrio fra uomo e natura, tra attività umane e ambienti naturali.

La naturale bellezza delle pietre, appoggiate una sopra l’altra per addolcire le forme aspre della montagna, rivela un fare artigiano che ha cercato nell’utilizzo dei materiali la ricerca del lavoro fatto con arte, intelligenza e sapienza pratica.

L’arte dei muri in pietra a secco è un prodotto della creatività umana, complessa e spontanea, derivata dalla fatica e dalla perizia di anonimi contadini che ritenevano “bella” l’opera se era fatta a regola d’arte, dimostrandosi duratura, efficace e utile per le esigenze che avevano portato alla sua realizzazione.”

Umberto Anesi in “Paesaggi terrazzati in Trentino”