“Per me ciò che conta nel mondo non sono le uniformità ma le differenze: differenze che possono essere grandi o anche piccole, minuscole, magari impercettibili, ma quel che conta è appunto il farle saltar fuori e metterle a confronto. (…) è in quel piccolo scarto che sta il segreto, la scintilla che mette in moto la macchina delle conseguenze, per cui le differenze poi diventano notevoli, grandi, grandissime e addirittura infinite.”
da “L’ultimo canale” di Italo Calvino in “Prima che tu dica pronto”
“Qualche tempo fa ne hai scovato uno in funzione alle Delizie di Ale & Helga di Pitigliano, in Maremma. Una vineria minuscola, dove sugli sgabelli si sta schiena contro schiena. Appena ti accomodi ti consegnano una moneta da cento lire, con cui selezionare due canzoni, rigorosamente anni Settanta e Ottanta.
Ti avvicinasti con circospezione, considerasti i vari titoli, prendesti coraggio. La sigla di Sandokan, lo sceneggiato Rai, questo scegliesti. Si voltarono tutti, la sorpresa dipinta sul volto. Ma fu un attimo. Alcuni levarono il bicchiere, quasi tutti la voce: e parti il coro.
Anche per questo ti mancano i jukebox, non solo perché sono belli, vetro e metallo che si fa musica, con tanto di vista sul giradischi, altro oggetto obsoleto. Ti piacciono perché la canzone la scegli tu, poi però l’ascoltano tutti. E certo va bene anche una radio accesa. Sempre meglio degli altoparlanti per il tuo smartphone, Spotify con tutta la musica che desideri ma solo per te. Si ascolta da soli e forse nemmeno si canta più insieme.”
“Però di una cosa sei davvero convinto. Il barista è un po’ come il libraio: l’uno e l’altro non sono equiparabili a un commesso o a un impiegato dietro il vetro di un ufficio al pubblico. Il barista, come il libraio, deve saper stabilire una relazione umana. E se non sei solo il cliente di un espresso al banco e via, scappare subito, ecco, deve un po’ imparare a conoscerti.
Avresti da dire anche sui giochi che negli ultimi venti, trent’anni hanno preso il posto dei biliardi e dei flipper. Sulle slot machine soprattutto.
Prima i giochi attiravano un loro pubblico. Gli avventori si alzavano, si portavano il bicchiere e si mettevano ai lati, seguivano con attenzione, senza infrangere più di tanto la regola del silenzio.
I videogame, invece: si gioca da soli, dando le spalle. Lo sguardo non cerca nessuno, ciò che conta è dentro lo schermo.
“… pensi alle partite della Fiorentina in visione collettiva, il tuo tifo smodato in territori amici, maldestramente contenuto in partibus infidelium, soprattutto se tra sostenitori di certe squadre a strisce…”