"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Si sprigionano orizzonti e privilegi inaspettati

“… dopo la curva, percorrerò qualche decina di metri e salirò sul terrapieno di sinistra. I pochi decimetri in più di dislivello rispetto alla traccia asfaltata, insignificanti altrove, qui sprigionano orizzonti e privilegi inaspettati: le geometrie delle vasche d’allevamento del pesce nelle valli, sterrati perfettamente rettilinei che sembrano portare da nessuna parte, campi di mais a perdita d’occhio, casolari abbandonati.”

Ioannis K. Schinezos in “Foce. Taccuini dal Delta del Po.

Foce. Taccuini dal Delta del Po

Un fotografo di natura percorre le solitarie distese del Delta del Po, tra i rami terminali del fiume. Cerca di catturare i colori della terra, le tonalità dei vasti cieli, il volo degli uccelli, la melanconia dei casolari abbandonati, l’umore delle acque.

Durante il suo lavoro annota tutto quello che normalmente sfugge al frettoloso viaggiatore di passaggio, mosaici minimi ed elementari, ovvi ed evidenti e pertanto invisibili, che alla fine disegnano il mondo esterno e la nostra esistenza. Descrive semplicemente, con il criterio essenziale dei bambini. Non cerca il contatto della gente, appunta solo frammenti di discorsi rapiti casualmente. Tiene accanto il libro di Gianni Celati Verso la foce, compagno di viaggio e taccuino del tutto particolare, annotando negli spazi vuoti tra le pagine del libro, come per completarlo, come per creare un testo nel testo, come per omaggiare lo scritto originale. Nasce così un viaggio intimo per immagini e per parole sui percorsi del Delta del Po.

Dalla seconda di copertina del libro “Foce. taccuini dal Delta del Po”

Incendi e assicurazioni ante-litteram

“La tema degli incendi era sì viva che nelle lunghe notti invernali gli uomini, a turno, investiti della simbolica autorità loro conferita dal privilegio di tenere in pugno l’alabarda, vegliavano nelle strade del paese pronti a dar l’allarme in evenienza di fuoco.

Ma c’è di più: per oltre un secolo Monzón e Ronc avevano con commovente perseveranza risparmiato il bosco di Borsech, folto di gigantesche conifere, che sarebbero servite a ricostruire le case e i tobià qualora il fuoco, per avverso destino, li avesse devastati.”

Aldo Gorfer in “solo il vento bussa alla porta”

Paesaggio agrario e naturalità

“Il dipinto di Ferrari, grazie ad un sapiente uso delle tinte e dei contrasti cromatici, coglie la complessità dei terrazzamenti, traguardandola nell’arte: ci ricorda come il paesaggio agrario non è un paesaggio naturale ma è un paesaggio antropico, disegnato dalle mani dell’uomo attraverso un lavoro lungo e faticoso di modellamento dei versanti per renderli adatti all’attività contadina.”

Umberto Anesi in “Paesaggi terrazzati in Trentino”

Muretti a secco: bellezza a “regola d’arte”

“Sembrano quasi delle opere d’arte incastonate nel paesaggio capaci di evocare il raggiunto equilibrio fra uomo e natura, tra attività umane e ambienti naturali.

La naturale bellezza delle pietre, appoggiate una sopra l’altra per addolcire le forme aspre della montagna, rivela un fare artigiano che ha cercato nell’utilizzo dei materiali la ricerca del lavoro fatto con arte, intelligenza e sapienza pratica.

L’arte dei muri in pietra a secco è un prodotto della creatività umana, complessa e spontanea, derivata dalla fatica e dalla perizia di anonimi contadini che ritenevano “bella” l’opera se era fatta a regola d’arte, dimostrandosi duratura, efficace e utile per le esigenze che avevano portato alla sua realizzazione.”

Umberto Anesi in “Paesaggi terrazzati in Trentino”

Paesaggi terrazzati: da eredità del passato a progetto di futuro

“… è infatti auspicabile che le aree terrazzate possano essere sostenute con politiche mirate laddove ne venga riconosciuta l’intrinseca multifunzionalità.

Una prima funzione fondamentale è quella idrologica, per quella che lo storico Emilio Sereni nella sua Storia del paesaggio agrario italiano ha definito “economia dell’acqua”: percorsi e superfici drenanti, sistemi di raccolta, rilascio lento e distribuzione della risorsa idrica – in tempi in cui la sfida climatica richiede di gestire oculatamente un bene prezioso ma anche bizzoso per la frequenza degli eventi estremi – devono essere al centro di un’adeguata cura, studio e manutenzione; a questa prima funzione si associa quella ecologica, sia dei muri di sostegno in pietra a secco, sia delle modalità di conduzione agricola sul campo, con forme di agroecologia o agricoltura biologica che riducano al minimo l’impatto carbonico e ambientale.

A queste funzioni ambientali vanno associate altre funzioni, di carattere sociale ed economico: dovrebbero infatti essere privilegiati i contesti socioculturali “ad alta consapevolezza”, dove vi siano già realtà attive e interessate, e in tali contesti va favorita la cooperazione, il coordinamento, il riordino fondiario utile ad evitare sacche di incuria o abbandono.

Vanno tenute in considerazione infine anche le valenze colturali ed economiche in senso più ampio, tali da garantire una redditività e una opportunità di vita per chi si fa carico degli oneri di manutenzione, di quello che il geografo Werner Bätzing ha definito “lavoro riproduttivo“: in questo caso, il sostegno si configura come facilitazione burocratica o come incentivo che consenta interventi di miglioramento fondiario e/o di innovazione di processo che risultino compatibili con gli altri profili.”

(…)

“Buona parte dei terrazzamenti italiani sono stati abbandonati non perché il loro destino fosse ineluttabile, ma perché la società e l’economia hanno voltato loro le spalle, condannandoli così a collassare su sé stessi. Non è un destino definitivo, a patto che si creino le condizioni perché essi possano esercitare una funzione plurima: produttiva, ambientale e sociale insieme.”

Mauro Varotto in “Paesaggi terrazzati in Trentino”