“Le case si capisce subito che sono abbandonate quando sembrano finalmente stare bene con tutto quello che c’è intorno, e prendono i colori dell’erba, della pioggia, del vento, delle cortecce, dei sassi, dei rovi e della terra; quando sembrano ancora più leggere, anche se a mettere radici imparano dagli alberi.
(…)
Tutto questo non è subito, che le case abbandonate iniziano a star bene con quello che hanno attorno solo dopo un periodo di tristezza in cui sembrano soltanto case vuote in attesa di un ritorno. Succede appena dopo l’abbandono, quando le cose aspettano ancora qualcuno che le sposti, le tocchi e le guardi; le porte e le finestre qualcuno ad aprirle e a chiuderle, il fuoco nel camino e nelle stufe a riscaldare ancora, le luci accendersi e poi spegnersi, i vestiti a infilarsi addosso, il silenzio ad aspettare i passi, il brusio delle voci, gli specchi a specchiare i corpi, i vetri ad appannarsi di fiati, riverberare le luci. C’è un silenzio fermo, ricamato da tanti piccoli rumori, tutto è lì che ancora aspetta chi abitava la casa.
Hanno pazienza le cose delle case abbandonate ma poi si stancano…”
Mario Ferraguti in “La voce delle case abbandonate”