"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

TAV/TAC: perchè no grazie?

Incontro con Alberto Pacher su “La mobilità stradale e ferroviaria nella Vallagarina. Aspetti relativi ai progetti TAC  e Tangenziale Ovest” – alcune considerazioni

Venerdì 25 settembre ho partecipato all’assemblea pubblica sul tema della mobilità in Vallagarina con l’assessore Pacher all’auditorium del Brione.

L’iniziativa era davvero meritevole ma purtroppo la quasi totalità del pubblico presente in sala non ha saputo cogliere l’occasione affinché l’incontro diventasse davvero costruttivo.

Ho assistito infatti, dopo un primo intervento dell’assessore Pacher relativo alla visione del futuro della mobilità in Trentino e in particolare a quella della Vallagarina, ad una serie continua di interventi (l’assessore ne ha contati 18) riferiti quasi esclusivamente alla TAV (dimenticando in questo modo la tangenziale ovest che rappresenta una problematica davvero importante per Rovereto) e per la totalità contrari in assoluto alla realizzazione di questa importante opera.

A questo fuoco incrociato l’assessore ha poi risposto, a fine serata, in modo esemplare facendo riferimento al quadro economico ed ecologico globale in cui deve essere inquadrato l’intervento, mantenendo peraltro aperto il dialogo per la risoluzione di tutte le più piccole problematiche locali.

La mia reazione alla palpabile ostilità al progetto da parte dei presenti è stata quasi di stupore e di seguito vorrei spiegare il perchè.

La nostra regione, come ci hanno insegnato già le maestre fin dalle scuole elementari, presenta alcune vallate principali con direzione nord-sud che da sempre hanno favorito i collegamenti tra i territori a nord delle Alpi e le altre regioni italiane.

Tale conformazione ha consentito facili e rapidi movimenti di truppe durante l’impero romano con l’espansione a nord dello stesso e, successivamente, altrettanto rapide vie di invasione da parte delle popolazione barbariche del nord.

Più recentemente tale conformazione è stata sfruttata per ottenere facili vie di comunicazione e di trasporto delle merci tra le pianure tedesche e i principali porti italiani mediante la realizzazione, più di cento anni fa, della ferrovia del Brennero e poi la realizzazione, negli anni sessanta del secolo scorso, dell’Autostrada del Brennero.

Queste imponenti realizzazioni, che hanno sicuramente migliorato il tenore di vita di tutta la popolazione trentina e altoatesina favorendo il movimento delle persone, quello delle merci e l’accessibilità del nostro territorio, hanno reso possibile un nuovo sviluppo economico aperto verso l’esterno e non più legato ad un economia locale di sussistenza.

Come in tutte le grandi realizzazioni, accanto a questi benefici, si sono registrate le inevitabili esternalità negative dovute principalmente all’inquinamento atmosferico e a quello acustico.

Oggi, in forza di una determinazione europea che – per nostra fortuna – prende atto della situazione attuale e classifica l’asse denominato Berlino-Palermo, di cui il valico del Brennero fa parte, come uno dei principali corridoi per il movimento delle merci europee, è finalmente arrivato il momento in cui la situazione attuale può essere significativamente migliorata.

Con la realizzazione della TAV/TAC sarà possibile effettuare lo spostamento di una gran parte del traffico di attraversamento (e la quasi totalità di quello merci) dalla autostrada e dalla attuale ferrovia a cielo aperto ad una linea ferroviaria dedicata (quasi esclusivamente in tunnel), progettata con criteri moderni e sostenibili dal punto di vista ambientale con un enorme beneficio per tutti gli abitanti delle vallate interessate.

Immaginiamo, per esempio, la situazione che potrebbe verificarsi tra qualche anno quando la grande maggioranza del traffico pesante che attualmente scorre sulla A22 e il traffico ferroviario merci sulla attuale ferrovia del Brennero transiterà sulla nuova TAV.

Quanto sarà migliorata la vivibilità delle zone collocate in prossimità della ferrovia o dell’autostrada o sulle primi pendici delle montagne, attualmente disturbate in modo continuo dal traffico ininterrotto sulla A22 e in modo discontinuo ma con punte di rumore elevatissime dal traffico dei treni merci?

Quanti saranno i vantaggi dal punto di vista faunistico e ambientale?

Le risposte sono, almeno per me, evidenti e, pur comprendendo i timori dei cittadini nei confronti di un opera di queste dimensioni (sarà infatti l’opera più estesa dai tempi della realizzazione della A22), non riesco a spiegarmi questa accesa ostilità nei confronti della realizzazione di un’opera che, vista nel suo complesso, porterà un significativo miglioramento della qualità della vita di tutti noi.

Certo, anche se è giusto condividere e sostenere – in linea di principio –  il richiamo che le varie associazioni ambientaliste rivolgono alla società e a tutti noi circa la necessità di modificare il nostro stile di vita attuale con uno stile ambientalmente più sostenibile, non è però possibile astrarre totalmente noi o il nostro territorio da una logica di gestione globale delle attività umane con la sola convinzione che sia sufficiente un  diffuso cambiamento di tipo comportamentale per modificare completamente le richieste di energia (intesa in senso lato) da parte della collettività.

In secondo luogo, con riferimento alle preoccupazioni di tipo ambientale, si ribadisce che, con le attuali conoscenze e tecnologie a disposizione, è possibile analizzare in maniera approfondita e risolvere nei migliore dei modi tutti i problemi evidenziabili in fase di realizzazione della TAV, così come tutte le problematiche connesse con la gestione ordinaria di un’opera di tali dimensioni.
È peraltro necessario che queste attività di analisi approfondita di tutte le problematiche legate alla realizzazione dell’opera, oltre che di quelle relative ad una efficiente gestione ordinaria, siano effettuate nel migliore dei modi con il dovuto investimento di risorse e che sia effettuato un loro monitoraggio continuo da parte dell’ente pubblico o, visto il carattere sopranazionale dell’opera, da parte di un organismo indipendente.

Realizziamo il collegamento ecologico Rovereto-Alto Garda

Secondo le rassicurazioni che il Presidente Dellai aveva fornito al senatore Molinari, sindaco di Riva del Garda, il 18 luglio u.s., entro la fine del mese di settembre il progetto per il collegamento Rovereto – Alto Garda sarebbe stato presentato alla Valutazione di impatto ambientale.

Oggi sembra che la presentazione del progetto preliminare alla VIA verrà posticipata a dopo l’avvenuta presentazione dei progetti alle amministrazioni coinvolte (Mori, Nago-Torbole, Arco e Riva del Garda).

Poiché tale presentazione non potrà essere terminata prima delle prossime elezioni del consiglio del comune di Nago-Torbole c’è quindi un ulteriore periodo di circa due mesi in cui far sentire le esigenze dei territori.

Il collegamento Rovereto-Alto Garda, opera richiesta ormai da anni ma sempre procrastinata per i più svariati motivi, rappresenta un intervento infrastrutturale di grande impatto economico che, oltre al principale scopo di migliorare il collegamento viabilistico con il Basso Sarca, può fornire l’occasione per:

  1. migliorare la sicurezza stradale nell’intero tratto da Mori Ovest all’Alto Garda e la vivibilità delle zone abitate attraversate (la SS240 è infatti una delle prime 5 strade del trentino per volumi di traffico con un passaggio di circa 18.000 veicoli medi al giorno e punte di 22.000 nei fine settimana estivi);
  2. valorizzare, sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista turistico, risorse ambientali che in questo momento sono soffocate dal traffico diretto verso l’importante zona turistica ed economica del Lago di Garda (la principale è il biotopo del Lago di Loppio);

Con riferimento diretto al territorio del Comune di Mori la Provincia autonoma di Trento, in risposta ad alcune interrogazioni, ha però dichiarato che “Lo studio predisposto non prevede soluzioni diverse per l’imbocco del tunnel di monte previsto all’inizio del lago di Loppio. Potranno eventualmente essere studiate ed integrate soluzioni diverse per by-passare anche l’abitato di Loppio nel corso della procedura di valutazione di impatto ambientale ove se ne ravvisi l’opportunità in relazione al rapporto costi-benefici”.

In sintesi l’attuale progetto preliminare prevede la realizzazione di un tunnel a doppia canna con imbocco nei pressi di “Castel Verde” (in corrispondenza del curvone alla fine della retta di Loppio) e un’unica uscita localizzata nella piana a monte di Torbole.

Alla luce del precedente punto 1. è evidente che il progetto preliminare che sarà presentato alla VIA non ha le caratteristiche giuste in quanto considera solo in modo marginale il tratto Mori Ovest – Loppio Ovest che dovrebbe essere oggetto di interventi molto limitati (una rotatoria e, forse, un piccolo tratto di copertura) e non risolutivi degli annosi problemi di sicurezza e inquinamento acustico.

Con riferimento invece al punto 2. è altrettanto evidente che la mancata realizzazione di un’uscita del tunnel nei pressi di Nago renderà assai probabile che chi deve recarsi a Rovereto non voglia scendere fino all’imbocco della galleria; di conseguenza è molto probabile che il tracciato storico della SS240 debba essere mantenuto aperto. Con un conseguente limite alla valorizzazione ambientale e turistica del biotopo del Lago di Loppio le cui rive, al contrario, potrebbero essere completamente interdette al traffico veicolare consentendo, oltre ad un suo recupero ambientale completo e alla vera creazione di un corridoio ecologico tra le pendici del Monte Altissimo e quelle a nord, una sua fruizione turistica del tipo a bassa pressione antropica.

L’amministrazione comunale di Mori ha già, in passato, avanzato timidamente l’idea di anticipare l’ingresso del nuovo tunnel a doppia canna nella zona di Sant Antonio (circa 1 km dopo l’uscita delle gallerie di Mori) ma non ha mai insistito sulla richiesta forse per non rallentare l’iter autorizzativo del progetto e il successivo inizio dei lavori tanto richiesto dalle amministrazioni della “Busa”.

Oltre a questa prima richiesta è inoltre fondamentale che con il progetto si prenda in considerazione, per le motivazioni suricordate, anche un’uscita delle gallerie nei pressi di Nago.

Stando così le cose è necessario prepararsi, mediante la raccolta del più alto numero di adesioni, a richiedere alla Provincia, in fase di valutazione di impatto ambientale del progetto, l’accoglimento di queste due richieste oltre, ovviamente, a quella presentata dalle altre amministrazione comunali coinvolte, di garantire la massima velocità dell’iter di approvazione e della successiva realizzazione dei lavori.

Al fine di dare maggior forza a questa richiesta invito tutti coloro i quali condividono l’idea di risolvere, assieme ai problemi delle amministrazioni dell’Alto Garda, anche le problematiche relative al territorio di Mori nonché quella di recuperare in modo completo, dal punto di vista ambientale, il biotopo del Lago di Loppio ad iscriversi al gruppo facebook REALIZZIAMO IL COLLEGAMENTO ECOLOGICO ROVERETO-ALTOGARDA.

Ancora sugli incidenti stradali

Purtroppo lo studio dell’ACI conferma quanto già affermato in un  precedente post: il 96% dei sinistri è imputabile al fattore umano.

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da L’Adige del 23 settembre 2009

L’Automobile club d’Italia (Aci) ha firmato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il protocollo d’intesa per la formazione dei conducenti che prevede l’avvio di uno studio sull’efficacia dei corsi di guida avanzata e sui potenziali vantaggi per la sicurezza stradale.

Il documento rappresenta un riconoscimento dell’impegno dell’Aci per la mobilità e un segnale delle istituzioni alla prevenzione degli incidenti stradali che provocano ogni anno oltre 5.000 morti e 300.000 feriti.

La distrazione e la sopravvalutazione delle proprie capacità alla guida sono le prime cause di incidente.

Il 96% dei sinistri è imputabile al fattore umano.

Per l’occasione sono stati diffusi anche alcuni dati: nel 2007 gli incidenti sono stati 3.124 in Trentino Alto Adige, con ben 87 morti.

Per quanto riguarda le principali cause d’incidente, sempre in Trentino Alto Adige il 16% dei sinistri è stato causato da guida distratta, con al secondo «posto» velocità e corsa contromano: queste due ultime cause raggiungono il 14% del totale.

A proposito di incidenti stradali

“Smettiamo di affibbiare la colpa dei nostri incidenti sempre agli altri e sforziamoci di guidare tenendo conto che:

1) non siamo su una bicicletta ma su un veicolo del peso di circa 1 tonnellata;

2) gli altri guidatori possono sbagliare;

3) le strade non possono essere sempre larghe, in piano e diritte ma che, alcune volte sono presenti anche le curve.

Forse, così facendo, riusciremmo a limitare, oltre agli incidenti causati direttamente da noi, anche quelli degli altri!

Le librerie muoiono in totale silenzio: addio cultura trentina

di PINO LOPERFIDO (da L’Adige di sabato 19 settembre 2009)

« Guardi, sono veramente demoralizzata. Mi arrendo. Chiudo». Questo il commento di una storica libraia di Riva del Garda che dopo anni di onorato servizio è costretta a chiudere i battenti dalla pressione della concorrenza. Stesso destino per la libreria per ragazzi «Il pesciolino d’oro» di Via Roggia Grande a Trento, a soli 24 mesi dall’apertura.

Anche il Trentino, insomma, paga lo scotto della crisi dei consumi, del caro affitti, ma soprattutto dell’avvento dei grandi magazzini del libro, megastore, supermercati e quant’altro. Un vero e proprio valzer degli addii che sta attraversando la nostra Penisola. Le piccole librerie indipendenti stanno chiudendo e, se non chiudono, vengono acquisite dalle grandi catene e riconvertite in megastore, appunto.

Il mercato è diventato estremamente aggressivo. Questi «grandi magazzini del libro» possono permettersi sconti incredibili, e i piccoli in questo sistema malato non possono competere.

Tuttavia non vogliamo cedere alla tentazione di un luogo comune abbastanza diffuso, secondo il quale le piccole librerie sono posti magici e romantici e i megastore sono volgari, orribili. Luoghi vitali; limitati, ma portati avanti con sapienza artigianale e passione i primi, impersonali e accoglienti come un duty free dell’aeroporto di Singapore i secondi.

La verità si colloca certamente nel mezzo. Quasi nel mezzo. Difficile e pericoloso, dunque, generalizzare. Ognuno è comunque libero di preferire la completezza dell’offerta alla competenza e all’esperienza del libraio, i vantaggi di una allettante tessera-punti alla condivisione di una passione, l’aria condizionata alla fascinosa polvere, Faletti e Larsson a Buzzati e Pavese.

Il problema, per quanto riguarda la realtà trentina e per tutte le altre isole culturali regionali, è un altro. La scomparsa delle nostre librerie storiche ha una conseguenza devastante: il rischio di portare all’estinzione della cultura locale. O meglio, di privarla del veicolo essenziale affinché essa venga trasmessa alla gente: le librerie.

I grandi megastore ospitano malvolentieri i libri locali. I distributori devono sovente fare il diavolo a quattro per convincerli a tenere in vetrina un Gorfer, un Rogger o un Faganello. Stendiamo un velo pietoso sulla competenza di certi commessi, che spesso rispondono alle richieste dei clienti con l’aria di chi non ha ancora capito esattamente cosa diavolo si vende lì dentro. Convincerli a cercar di convincere i responsabili a tenere un libro trentino tra i grattacieli di Camilleri e Brown è un’attività avvilente. Pare insomma di domandare la luna. Facciamo i nostri migliori auguri a tutti i librai che combattono ogni giorno, con tenacia la loro battaglia (compresi certi piccoli franchising che si prendono a cuore i prodotti locali), ma non è difficile prevedere che presto non vi sarà più spazio per una diffusione della cultura trentina. Il libro è il veicolo culturale per eccellenza. È attraverso le pagine di un romanzo o di un saggio storico che si trasmette ai posteri l’identità di un popolo.

A fronte di quanto detto, suscita una certa curiosità il silenzio della Provincia autonoma di Trento. Impegnata su fronti molteplici dell’economia a sostenere, foraggiare e incoraggiare le attività più diverse, pare davvero strano che ancora nulla di concreto si sia pensato di fare per arginare la scomparsa delle piccole librerie. Pare fin troppo ovvio quanto bisogno ci sia di una legge che regolamenti il mercato, un po’ come avviene in Francia. E la nostra natura di provincia autonoma ci permetterebbe anche di non dover attendere la burocrazia romana prima di fare qualcosa di concreto. Quindi… Sovvenzioni particolari a chi decide di aprire una libreria (soprattutto) di libri trentini, sgravi fiscali, contributi a fondo perduto per il pagamento degli affitti, obbligo per i megastore di destinare un minimo di esposizione ai libri locali, curare la distribuzione regionale ed extra regionale dell’editoria trentina.

Le strade per aiutare le piccole librerie indipendenti sono tante e tutte percorribili. Per intanto ci auguriamo che possa sorgere un dibattito e che la Provincia, ovvero l’assessorato alla Cultura possa fornirci delle rassicurazioni. I libri che parlano di noi e della nostra storia siamo noi stessi che aspiriamo all’eternità.

Ancora sui controlli della velocità

da L’Adige di sabato 19 settembre 2009

Basta guerra agli autovelox Servono per la sicurezza di Margherita Tomasi

Egregio direttore, mi chiamo Margherita e le scrivo perché sono stufa di trovare sui giornali le lettere di gente egoista, prepotente e incosciente. Ci sono persone che assurdamente lamentano mancanza di segnalazioni di autovelox, di vigili e poliziotti che si nascondono, ecc. ecc. E nessuno spezza una lancia a favore di queste persone che ogni giorno rischiano la vita per uno stipendio da fame, e per dare un po’ di sicurezza alla gente normale. Perché io non considero «normali» le persone che pretendono di correre a loro piacimento in galleria, su strade ad alto rischio di incidenti, di parcheggiare dove vogliono. E pretendono pure di essere avvisati con cartelli sulle strade dove e quando ci sono le postazioni di controllo! Riguardo agli autovelox, non vedo dove sta il problema: se si rispettano i limiti, che importanza ha che ci siano o no? Questa gente vorrebbe fare il comodo suo, senza rispettare niente e nessuno. Se poi qualcuno attraversa la strada sulle strisce pedonali e viene investito da qualcuno di questi «signori», ovviamente è colpa sua! Come se una persona che viene uccisa da un proiettile sparato da un fucile, avesse la colpa di essersi trovata sulla traiettoria del proiettile… Lo sparatore assassino, naturalmente è innocente! Un’ultima cosa: quando qualcuno di questi furbetti che tanto denigrano le forze dell’ordine provoca un incidente e ferisce o ammazza qualcuno, è sempre il primo a lamentarsi e a dire che «quando serve, non si trova mai un vigile…». Come se un vigile potesse arginare la sua follia.