"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Buttiamo le guide…

“Se amiamo l’architettura e l’urbanistica, buttiamo le guide (anche questa se volete) e facciamoci indirizzare dalle persone che incontriamo, cerchiamo di seguirne i flussi, respiriamo la città al ritmo dei loro passi, leggiamola con loro mentre prendono la metropolitana, mentre sono in coda in un bar, mentre leggono su una panchina. Guardiamo come si muovono le famiglie, quanti figli hanno. Sbirciamo dalle vetrine dei ristoranti.

Scopriremo un mondo straordinario che nessuna mappa ci può restituire. La città è il suo tessuto connettivo, spaziale e sociale, delle eccellenze e delle fragilità ; è fatta sì di episodi rilevanti, ma anche di trame e di orditi che li connettono, è palinsesto di luoghi e di persone.

A me della città piace osservare, studiare, cercare di capire le persone che le abitano o le attraversano. Studio il loro passo quando camminano perché dice molto del ritmo della città, leggo nei loro sorrisi o nei loro mugugni la gioia o il dolore che la città trasmette, ammiro i loro indumenti più ricorrenti (sono un sensore fedelissimo dello stile della città) e cerco sempre di leggere cosa scrivono e disegnano o di capire cosa leggono.

Spesso le fotografo e altrettanto spesso mi scoprono a osservarle o a immortalarle. Con il tempo ho imparato a rivolgere un sorriso disarmante che mi evita guai, talvolta facciamo amicizia.”

Maurizio Carta in “Romanzo urbanistico: storie dalle città del mondo”

Canti al bar

“Al bar si cantava sempre e potevamo star sicuri che durante o dopo l’esecuzione sarebbe arrivata un bottiglia di vino offerta da qualcuno di passaggio che aveva apprezzato lo show. Era un modo per stare insieme, le note erano un collante fra i ragazzi ma anche tra giovani e adulti.

Oggi si canta sempre più raramente; “le cante” sono eseguite da ensemble corali che, per la loro raffinatezza, sembrano uscite tutte da qualche conservatorio. Da poco è capitato a me e Silvana di sentirne una a Pistoia, dove eravamo andati a visitare le antiche chiese. In una di queste, San Giovanni Fuorcivitas, sotto a uno splendido crocifisso ligneo del Seicento, un coro di alpini con tanto di cappello e penna ha interpretato molte canzoni di Bepi De Marzi, e ha concluso con una delle più antiche e popolari, Sul cappello, la preferita di mio suocero che cantava sempre con la mano sul cuore.

Abbiamo cantato anche noi sottovoce, pensando a lui.”

Daniele Zovi

Rifugi

“Nei rifugi bisogna fermarsi a dormire, non tanto per la spartana vita di camerata, che sempre mi riporta alla memoria un interminabile anno di vita militare a cui avrei volentieri rinunciato, ma per contemplare il tramonto, per perdersi nel cielo stellato, per farsi sorprendere dall’alba. Le albe e i tramonti dolomitici equivalgono all’aurora boreale dell’estremo Nord, alla Sciara del Fuoco di Stromboli, alla prima nevicata di quest’anno a casa mia: incantano.”

Daniele Zovi in “Sulle Alpi: un viaggio sentimentale”

Progetti, luoghi e sguardi

“Alla fine ho trovato più conveniente, per esprimere in modo più preciso quello che stavo facendo, sostituire la parola ‘luogo‘ alle parole ‘spazio‘, ‘architettura urbana‘, ‘paesaggio‘ ecc.

Per me la parola luogo non si riferisce solamente a uno spazio, ma definisce un rapporto tra spazio, oggetti e forse lo stesso sguardo del fotografo che, intercettando lo spazio, entra in relazione con il contesto.”

Gabriele Basilico in colloquio con Álvaro Siza, Maddalena D’Alfonso e Joâo Soares

Esperienza sul campo

“Che aspetto avranno la nuova urbanizzazione, i nuovi edifici? E la penisola artificiale realizzata con le migliaia di tonnellate di macerie?

Informazioni e appunti di amici e visitatori, nonché della stessa Solidere, la grande impresa che in questi dodici anni ha guidato la ricostruzione di Beirut, sono stati per qualche settimana ben in vista sulla mia scrivania, ma è inutile tentare di capire senza la testimonianza diretta, senza l’esperienza sul campo.”

Gabriele Basilico parlando del suo ritorno a Beirut nel 2003

Un cammino…

“Un cammino è attraversare territori, guardare cieli, ascoltare storie dentro e fuori di sé, immaginare le vite degli altri. È andare avanti, scoprire che quello che ci aveva stancato può tornare a sorprenderci.
Un cammino è già racconto ancora prima di partire, quando si progetta e si sceglie, quando si guarda la carta geografica e la mente traduce le linee in strade, i colori in laghi e montagne.
Il cammino è pensato anche per chi resta a casa. Anche per lui o per lei si prenderà dallo zaino il quaderno e si sceglieranno le parole più giuste per descrivere, condividere, per non dimenticare.”

Daniele Zovi in “Sulle Alpi. Un viaggio sentimentale”