"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Sull’Appennino di Dino Campana

In questo libro, camminato più che scritto, trovano posto poesie, riflessioni, testimonianze, disegni, fotografie,

Vagabondare nei luoghi campaniani significa andare per giorni, osservare, vibrare insieme a un territorio che la desertificazione umana ha reso oggi molto più selvaggio di allora…

Emiliano Cribari

Terminata la lettura del libro, e terminata la bella “camminata” assieme a Emiliano Cribari e a Dino Campana, posso permettermi di consigliare a tutti la sua lettura sempre densa e di grande partecipazione.
Il libro è molto ben strutturato e completato con immagini, disegni e mappe che permettono, come lungo un vero cammino, di prendere fiato e ripensare a quanto letto e alle emozioni provate dai due poeti.

… c’è un senso in questi luoghi.

Vige, a proposito dei paesi abbandonati, uno strano sentimento, superficiale e compassionevole. Questi luoghi, si pensa in genere, non hanno senso: non hanno più senso, se mai ne hanno avuto uno. E invece, c’è un senso in questi luoghi. Un senso per sentirli. Un senso per capirli. Un senso per percorrerli, che è quello doppio del partire e del tornare.

Vittorio Sgarbi dall’introduzione del catalogo della mostra “Paesi perduti”

La miseria forza vitale del Paese

La miseria è ancora l’unica forza vitale del Paese e quel poco o molto che ancora regge è soltanto frutto della povertà. Bellezze dei luoghi, patrimoni artistici, antiche parlate, cucina paesana, virtù civiche e specialità artigiane sono custodite soltanto dalla miseria. Dove essa è sopraffatta dal sopraggiungere del capitalismo, ecco che si assiste alla completa rovina di ogni patrimonio artistico e morale. Perché il povero è di antica tradizione e vive in una miseria che ha antiche radici in secolari luoghi, mentre il ricco è di fresca data, improvvisato, nemico di tutto ciò che lo ha preceduto e che l’umilia. La sua ricchezza è stata facile, di solito nata dall’imbroglio, da facili traffici, sempre o quasi, imitando qualcosa che è nato fuori di qui. Perciò quando l’Italia sarà sopraffatta dalla finta ricchezza che già dilaga, noi ci troveremo a vivere in un paese di cui non conosceremo più né il volto né l’anima.

Leo Longanesi, “La sua signora”, 1957.

A sera lame di nebbia si infiltrano…

Per terra, sotto gli alberi del bosco, ci sono prati ispidi di ricci e stagni secchi pieni di foglie dure. A sera lame di nebbia si infiltrano tra i tronchi dei castagni e ne ammuffiscono i dorsi con le barbe rossicce dei muschi e i disegni celesti dei licheni.

Italo Calvino in “Il sentiero dei nidi di ragno”

L’Italia ha questo di straordinario…

L’Italia ha questo di straordinario, rispetto alle altre nazioni. Non è nata dalla politica o dalla guerra. Non da un matrimonio dinastico, non da un trattato diplomatico. È nata dalla cultura e dalla bellezza. Dai libri e dagli affreschi. È nata da Dante e dai grandi scrittori venuti dopo di lui: Petrarca, che da piccolo ebbe la fortuna di incontrarlo; Boccaccio, che per primo defini la Commedia «Divina» e la lesse in pubblico. E nata da Giotto, che Dante cita nel Purgatorio, e che forse incontrò mentre affrescava nella Cappella degli Scrovegni il Giudizio universale, con i sommersi e i salvati. E l’Italia è nata dagli altri artisti che da Dante furono ispirati nel ritrarre il Bene e il Male, il Paradiso e l’Inferno, la grandezza dell’uomo e l’abisso della sua perversione.

Aldo Cozzullo nell’introduzione di “A riveder le stelle”