Quando leggo un libro è mia abitudine sottolineare a matita i passi che mi hanno colpito in quel particolare momento; ciò succede spesso anche durante una eventuale ri-lettura. Ecco raccolti in questa sezione tutte le mie principali sottolineature.
“Un altro nuotatore fantasioso è Palomar, uomo che si tuffa per raggiungere bracciata dopo bracciata la saggezza, ma non è ancora arrivato, racconta Italo Calvino.
Palomar sono io, siamo noi, quando nuotiamo nella spada del sole, facciamo il morto contemplando nuvole vaganti, scivoliamo sulla liscia pelle del mare, sempre elucubrando sulla natura e sull’uomo, sulla grandezza e sulla miseria, sull’eternità e sulla caducità.”
“Gli antropologi spiegano che il tatto è per l’uomo un “movimento essenziale”, fisico e spirituale al contempo. Ci permette d’inerire al mondo, di sentirlo parte di noi e di sentirsi parte di lui. Nello stesso istante in cui l’ambiente ci tocca, noi lo tocchiamo. L’ho già scritto, l’immersione è sempre un’esperienza erotica, cioè tattile. Un tuffo, superficiale o profondo che sia, ci aiuta a mettere da parte per un momento il conoscere mentale, a vantaggio di quello carnale. Imbastiamo una relazione intima con la natura, con l’altro, con noi stessi.
La pelle è il più esteso degli organi di senso, forse la più animalesca, selvatica delle porte percettive. Possiamo chiudere gli occhi, le orecchie, la bocca e il naso, ma non la pelle. Non a caso si dice “toccare per credere” e il bambino ha un’innata predisposizione a conoscere il mondo toccandolo. Toccando noi facciamo esperienza cinetica, non solo con le mani. Ci si conosce stringendosi la mano, ci si saluta abbracciandosi.
“Mi sono fermato di recente sul Canal Grande, nell’autunno avanzato, di sera. Dei palazzi che vi si affacciano solo pochi erano illuminati, i più erano sprofondati nella penombra. (…) Al di sopra delle acque stava sospesa una bruma che smussava gli spigoli. Tra l’oscurità che cala e la nebbia che si infittisce, le forme diventano contorni.
La banalità scompare. Ero venuto al momento giusto.”
Breve sintesi fotografica dell’incontro “31° anno” degli ex commilitoni dei corsi 239 e 241 che hanno svolto tutto o parte del proprio anno di “naja” a Tonezza del Cimone nel 1993/1994.
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“La città per chi passa senza entrarci è una, e un’altra per chi ne è preso e non ne esce; una è la città in cui s’arriva la prima volta, un’altra quella che si lascia per non tornare; ognuna merita un nome diverso…”
In “Irene”, una delle 55 città invisibili di Italo Calvino