“questi boschi hanno gli umori del poeta
placano e affogano
ad ascoltarli offrono i sorrisi
delle volpi
le carezze delle poiane”
Emiliano Cribari (da “la vita minima”)

“questi boschi hanno gli umori del poeta
placano e affogano
ad ascoltarli offrono i sorrisi
delle volpi
le carezze delle poiane”
Emiliano Cribari (da “la vita minima”)
“Ogni viaggio, anche se fatto in fila indiana, sovrapponendo il piede sull’orma lasciata da chi sta davanti, è un’esperienza differente, personale, ogni resoconto sarà filtrato dalla nostra cultura, dal nostro modo di essere, dalla nostra professione.
Viaggiamo in compagnia ma ognuno sta solo sul cuore della terra.
Questo esclude l’idea di una oggettività del paesaggio. Ogni paesaggio è una mediazione fra i depositi della storia e la capacità di decrittarli che ognuno di noi ha partendo dal proprio armamentario, dal proprio deposito di simboli.”
Gianni Biondillo in “Tangenziali”
“C’era povertà ma c’era… Gioia!
Ecco: questa è la parola più giusta. C’era miseria, ma c’era tanta gioia. Come disse quella mamma a quella figlia che si era da poco sposata?
«Come ti trovi?». «Mamma, si patisce di tanti stenti ma si ride tanto!».”
“Mar d’Appennino” di Emiliano Cribari
“Quando arrivo in un paese rallento. Mi fermo. Chiudo gli occhi.
Respiro nell’incavo più profondo del petto. Mi sento eletto. Ringrazio.
Preparo i sensi al disvelarsi, imminente, del sacro. Li invito a fluire oltre il corpo. A scivolare. A farsi incontro, sguardo, ascolto.
Nei paesi arroccati sull’Appennino tutto parla, tutto tace. Ogni odore è una radice.
Ogni pietra è una fatica, un pianto, un sorriso: una storia.”
Emiliano Cribari in “Mar d’Appennino”
“In quegli anni disprezzavo profondamente – e non ho cambiato idea – la fotografia turistica, i safari fotografici in luoghi esotici.
Pensavo, e lo penso ancora, che fare fotografie fosse sinonimo di abitare: volevo abitare i luoghi attraverso la fotografia, non mi sentivo in grado e pensavo fosse eticamente riprovevole descrivere un luogo che non fosse all’interno del mio vissuto e della mia esperienza quotidiana.”
Guido Guidi in “Racconti del paesaggio” a cura di Roberta Valtorta
“Lambrate è uno dei quartieri simbolo della cintura milanese.
Ci sono notizie, tracce, fin dall’antica Roma. Qui vennero accolti i milanesi dopo che il Barbarossa distrusse Milano, qui passò Renzo Tramaglino, in fuga verso Trezzo d’Adda, qui la Innocenti, dal secondo dopoguerra, produsse un numero spropositato di (appunto) Lambrette.”
Gianni Biondillo e Michele Monina in “Tangenziali”